Road To Cracovia /7. Sorrisi e doni inattesi, un giorno commovente

Le emozioni dell’ingresso in Slovacchia. E l’indimenticabile incontro con padre Jan

La Slovacchia ci ha accolto a braccia aperte e ci ha sorpreso. La caratteristica di questo paese, che abbiamo colto chilometro dopo chilometro, è quella di trovare sempre qualcuno disposto a sorriderti e ad accoglierti. Il paesaggio rispetto all’Austria è risultato essere molto più povero, ma ce lo aspettavamo proprio così. Molto meno verde, molte meno foreste, molta più campagna, desolazione, solitudine. E anche un po’ di noia.

Bratislava alterna scorci davvero stupendi a periferie grigie. Però qui abbiamo trovato dei grandi cuori. E questi sorrisi incontrati per strada, seppur sfuggenti, ci hanno arricchito. Senza nulla togliere all’Austria, ma al nostro passaggio abbiamo trovato poche persone pronte ad incoraggiarci come è successo invece in questi primi chilometri slovacchi.

Muratori, ciclisti, bambini, anziani e pensionati, sacerdoti, giovani e signore, chiunque abbia incrociato il nostro viaggio ha voluto raccoglierne la scia, darci una spinta, un supporto. Metaforico e non fisico, ma comunque importante. Quella di ieri era nata come la giornata dell’io, delle persone, di ciascuno di noi, ma si è ben presto trasformata nella giornata dei doni inaspettati. E uno di questi doni è stato davvero particolare, e vale la pena raccontare questo episodio per filo e per segno.

Salutata la capitale Bratislava, proprio a due passi dal confine austriaco e che abbiamo attraversato con qualche vicissitudine di percorso, ci siamo immersi nella campagna slovacca, che a livello paesaggistico offriva davvero poco. Dopo circa cento chilometri sui pedali, come da abitudine, ci siamo fermati per una pausa nella silenziosa cittadina di Vištuk, in una piazzetta con un giardino e due panchine all’ombra, oltre ad un bar con un paio di pensionati impegnati con il bicchiere di bianco delle 12.15. Sono momenti di riposo prima di riprendere per gli ultimi sessanta chilometri, quando decidiamo di scattare una fotografia assieme ai due giovani proprietari del bar.

Pronti a ripartire, con i ragazzi già in sella, ha attraversato la piazza verso di noi un signore canuto, che poi abbiamo scoperto essere il parroco del paese. Gli abbiamo presentato un volantino spiegandogli in un inglese molto scolastico la nostra storia, e si è illuminato. Si presenta, è padre Jan, e insiste per accompagnarci a visitare la sua chiesa, che è poco distante. Sale sul nostro furgone ma prima di aprirci le porte della chiesa della Santa Trinità, corre in casa per regalarci due bottiglie di acqua fresca.

Tutti insieme, di fronte all’altare, ci siamo tenuti per mano per una breve preghiera, prima di salutarci. Padre Jan ci ha salutato con il sorriso, commosso, in pochi minuti ha compreso il senso del viaggio, ci ha accolto, ci ha teso la mano, ci ha sorpreso, ci ha voluto bene, ci ha aperto le porte di casa sua, ha raccolto la scia. Poteva benissimo sembrare un bell’imprevisto di viaggio, ma ben presto ci siamo accorti che è stato senza dubbio il dono più bello che questa giornata di passaggio tra Austria e Slovacchia ci abbia riservato.

Abbiamo avuto modo di riflettere nuovamente sul fatto che c’è sempre qualcuno pronto a condividere con noi il viaggio, anche se solo per qualche minuto, qualcuno pronto a tenderci la mano offrendoci ciò che può. La spontaneità di padre Jan ci ha commosso, perché ci ha mostrato l’essenza di questo popolo, che probabilmente ha meno bellezza e meno rigogliosità da offrire rispetto all’Austria, ma ha un cuore grande.

Dopo 160 chilometri di saliscendi, siamo arrivati a Piestany, una nota località termale, tra le più rinomate d’Europa. Il nostro campeggio, molto spartano ed isolato, in realtà ci ha permesso di trascorrere un pomeriggio di relax e di tranquillità prima di pensare alle ultime due tappe. Oggi partiremo da Piestany, restando comunque in Slovacchia: passeremo per Zilina, il paese natio del campione del mondo di ciclismo, Peter Sagan, che ora è impegnato al Tour de France. La tappa sarà una tra le più corte del viaggio, ma a livello altimetrico nasconde qualche insidia. Zilina sarà il nostro ultimo porto d’approdo prima di entrare in Polonia e giungere a Cracovia, la destinazione del nostro viaggio, una meta che sogniamo ormai da mesi. E sarà più bello arrivarci trovando ogni giorno ed ogni chilometro sulla nostra strada il sostegno di persone come padre Jan.