«Suo figlio non può più entrare». Ma alla fine il buon senso prevale

Il figlio di Giorgio Arca deve essere curato in pediatria per una patologia rara. Ma non volevano trasferirlo

– «Per fortuna ora si è risolto tutto bene». È stata una mattinata di apprensione per Giorgio Arca, preoccupato per il figlio, un ragazzo ventinovenne affetto da trisomia parziale del cromosoma 22 e curato da anni all’ospedale Del Ponte di Varese.

«Federico è stato ricoverato in Chirurgia 1 al Circolo, perché ha subito un intervento a causa di un’ischemia intestinale. Gli è stata fatta una stomia e di solito, dopo la terapia intensiva, il chirurgo lo tiene ricoverato per una giornata o due e poi, come accade da quasi 30 anni, viene trasferito al Del Ponte».

Nonostante non sia più in età pediatrica, le particolarissime condizione del paziente ne motivano il ricovero nel reparto materno-infantile.

«Federico essendo malato grave, sofferente di una rara patologia come attestato anche Atts, deve essere curato in pediatria».

Questa volta però, almeno inizialmente, ci sono state delle difficoltà per lo spostamento.

«Abbiamo passato ore di apprensione. Ci è stato detto che il trasferimento non si poteva fare perché ormai ha quasi 30 anni e finora era stato una specie di favore».

Giorgio, però, essendosi tanto dedicato alla cura del figlio e si è ben documentato sulla legislazione vigente.

«Quando è nato, era l’unico malato in Italia. Al Del Ponte se ne sono sempre presi cura in maniera eccellente. Conosco tutte le leggi che riguardano i casi del genere, perché lui è indifeso io devo fare le sue veci».

Il giovane Arca, secondogenito della sua famiglia, ha infatti: «un pezzetto di cromosoma in più, a causa del quale non parla, non cammina e può mangiare con un sondino naso gastrico. È un polimalformato». Da due anni poi combatte anche con problemi intestinali «che solo un mago come il dottor Dionigi è riuscito ad operare ridandomelo ancora vivo. Avevamo zero speranze di rivederlo fuori dalla sala operatoria. E invece ha trovato di nuovo medici splendidi dentro e fuori la sala, anche in terapia intensiva». Tanta agitazione ha trovato una soluzione.

«Sarebbe stato assurdo lasciarlo “a piedi”, dall’oggi al domani, senza i medici di riferimento. Lo conoscono solo loro e lo conoscono bene. Emanuela Crivellaro ci è stata vicino, consigliandomi prima di tutto di accertare la situazione e cercare chi potesse aiutarci. Abbiamo telefonato a tutti e tutti si sono mossi. Alla fine mi ha chiamato il dottor Agosti spiegandomi che tutto era risolto. Con lui ho sempre avuto in rapporto schietto, onesto e franco. Spero lo stesso per lui. Se noi genitori ci impegniamo in qualche lotta, lo facciamo in difesa del personale medico e infermieristico di Varese».

Giorgio ha fondato con altri genitori, la pagina Facebook «Dall’oncoematologia alla Pediatria di un Del Ponte di coraggio e di eccellenza» arrivata quasi a 1000 iscritti.

«Vogliamo creare un comitato a tutela dei nostri ospedali, cui vogliamo bene. Siamo genitori che si sono incontrati in corsia e condividiamo l’idea che la nostra città abbia delle eccellenze in questo campo. Abbiamo ricevuto tanto dalla sanità ci siamo sentiti in dovere di fare qualcosa difendendo l’operato ottimo di sanitari che trattano pazienti come figli o come padri. Conosciamo anche bene i bisogni dei nostri cari e quando vediamo partire i nostri medici che salvano le vite, perchè sono messi in condizione di andarsene, come utenti ci muoviamo. Se i medici migliori vanno a lavorare altrove, gli ospedali di Varese rischiano di diventare cattedrali nel deserto. Non siamo contro niente e nessuno, ma a favore del dialogo. Per farlo però bisogna essere in due».