Terremoto per la giunta Galimberti. Gregori: «Pronto a dimettermi»

Il consigliere comunale di maggioranza accusa la giunta di immobilismo

Terremoto politico a Varese nel giorno del santo patrono: ieri mattina Mauro Gregori, il consigliere più critico della lista Galimberti, ha annunciato di volersi dimettere se lo stato dell’arte della politica varesina non accennerà a modificare e se «le coscienze dei pochi, anzi pochissimi che detengono il potere non si sveglieranno». Così spiega in un lungo post polemico su Facebook con toni perentori, e riconoscendo lungimiranza al collega Bortoluzzi che si dimise a fine ottobre.

Gregori decide di sostenere l’allora candidato sindaco Davide Galimberti due anni fa. «Da anni ero fuori dalla politica attiva: ero entrato diciottenne nei radicali sposando le loro cause ambientalistiche e per la legalità a livello nazionale, perché allora non esisteva il problema del degrado a Varese che invece la inghiotte da diverso tempo; però negli anni ho iniziato a meditare sull’importanza dell’attivismo a livello locale. Così, quando ho conosciuto Davide, ho ritenuto che potesse davvero rappresentare la svolta: volevo far ripartire la mia città, che era rimasta senza prospettive, e ho lottato con entusiasmo contribuendo insieme a tanti altri alla sua vittoria».

Oggi, però, Gregori accusa l’attuale amministrazione di perseverare nell’immobilismo politico. «Si vocifera che io sia in cerca di visibilità, ma in realtà è semplicemente questione di dire le cose che tanti sanno ma che non osano dire. Primo: in dieci mesi non c’è mai stato un tavolo comune di maggioranza per decidere le strategie della Varese del domani. La Lista Galimberti, che nelle intenzioni ha la funzione fondamentale di essere il catalizzatore dei malumori cittadini e di proseguire il dialogo iniziato in campagna elettorale,

non ha mai avuto il piacere di riunirsi con il Pd, con Progetto ConcittaDino, con i 2.0 di Zanzi: eppure, avendo raggiunto l’8%, esigo dignità di lista, ossia che un rappresentante di lista sia sempre presente nei momenti decisionali, a patto che esistano, perché alla fine le decisioni vengono sempre prese da pochissimi, due, al massimo tre persone, e il resto della giunta ne prende passivamente atto. Per quanto riguarda i consiglieri, se si dovessero esprimere solo in consiglio comunale dovrebbero aspettare mesi, visto che l’ultimo consiglio risale alla fine di marzo e il prossimo si avrà a fine maggio. Il consiglio comunale stesso è un organo che non costa nulla: serve a ratificare decisioni prese da altre parti. Siamo solo dei numeri».

Mancano, per Gregori, la passione e una visione precisa di quale sarà il futuro di Varese. «Si affidano a questo o a quel progettista le sorti della città, e senza mai consultare i cittadini. È successo per il piano parcheggi, che mi sono trovato a bocciare in consiglio, e la stessa cosa si ripete con il progetto delle nuove stazioni, affidato all’improvvisazione. Il preliminare del progetto è estremamente deludente: gli architetti vorrebbero trasformare piazzale Kennedy, che doveva diventare il parcheggio cittadino a disposizione 24 ore su 24 per diverse centinaia di posti a mercato tornato in piazza della Repubblica, in un parcheggino che conterrà al massimo 150 posti auto, e questo perché? Per costruirci il nuovo centro diurno per anziani in fondo al piazzale; e di quello di via Maspero cosa ne facciamo? Ma soprattutto, non si sarebbe potuto recuperare al degrado un’altra struttura, come l’ex Macello di Belforte, allo scopo? E ancora: 18 milioni di euro, per un progetto che partiva dall’idea di differenziare il traffico pedonale da quello automobilistico in una zona assolutamente congestionata, creando invece ora semplicemente nuovi passaggi pedonali e senza valutare l’utilità dei sottopassi da recuperare, quello davanti alle Nord che sbuca davanti all’Upim e l’altro che arriva davanti all’ex liceo artistico: non ci sto. Senza parlare del fatto che per la squadra antidegrado, della quale mi dovrei occupare, sono stati messi a disposizione fino a fine anno solo 1900 euro: ridicolo». Ultimo affondo, la spending rewiew: «È assolutamente necessaria, perché abbiamo 800 dipendenti ma non si sa chi sono e che ruolo hanno, eppure in campagna elettorale il futuro sindaco aveva promesso che li avrebbe passati in rassegna uno ad uno. Lo accompagnerei volentieri: un’ora al giorno sono sufficienti per farlo». Il “rompiscatole” Gregori rimane in attesa di riscontri. «Non so se succederà: intanto era l’unico modo per dire quello che ho detto nella speranza di essere ascoltato. Dopodiché, si vedrà. Per ora non ho ancora deciso se firmare la rinuncia da consigliere, ma non escludo certamente di farlo al più presto».