Triangolini rosa addosso ai deportati mandati nei lager perché omosessuali

L’Arcigay e l’Anpi hanno ricordato ieri in piazza lo sterminio messo in atto dai nazisti contro i gay durante la guerra

Ricordare l’omocausto operato dai nazifascisti oltre 70 anni fa e aprire gli occhi su quell’olocausto silenzioso di cui tutt’ora sono vittima gli omosessuali. Questo il senso della piccola esposizione allestita ieri pomeriggio in corso Matteotti da Arcigay Varese per la Giornata della Memoria.

Alla manifestazione, che ha visto l’adesione dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani), hanno partecipato attivamente una decina di volontari, distribuendo ai passanti dei triangolini rosa (il simbolo che veniva cucito sulla divisa dei deportati perché omosessuali), e spiegando alle persone interessate il senso dei pannelli, corredati da foto degli omosessuali nei campi di concentramento e dalle testimonianze di alcuni sopravvissuti. «Ci sono i ricordi delle torture subite nei campi e il racconto dei pregiudizi che continuano tutt’oggi»,

spiega Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese. Il primo cartellone riporta il paragrafo 175, la legge nazista che aprì la strada alle persecuzione, proibendo i rapporti omosessuali. Ritenuti un pericolo per la società e per la “purezza della razza”, gli omosessuali furono travolti dalla folle selezione razziale, assieme ad ebrei, zingari, oppositori politici, atei, testimoni di Geova, portatori di handicap fisici e mentali. Vennero braccati, aggrediti, perseguitati e infine deportati e sterminati. «Costretti a subire aberranti esperimenti medici, torture ed umiliazioni – ricordano i ragazzi di Arcigay Varese – Chi sopravviveva veniva soppresso nelle camere a gas». Un dramma, quello degli omosessuali, che fece migliaia di vittime imprigionate, torturate e uccise per il loro modo di amare “diverso”. Un dramma ignorato per decenni perché la Liberazione dal nazifascismo non liberò l’Europa dai pregiudizi: «Anche dopo il 1945, molti continuarono a scontare in carcere le pene inflitte dal regime nazista. Così, nel timore di ulteriori persecuzioni, chi visse in prima persona l’omocausto si chiuse nel silenzio», spiegano i volontari.

Ancora oggi, nonostante la Carta costituzionale europea vieti la discriminazione dei cittadini in base all’orientamento sessuale, in molti paesi, tra cui l’Italia, non è riconosciuta l’eguaglianza giuridica alle coppie omosessuali. Mentre altrove nel mondo l’omosessualità continua ad essere punita con il carcere o peggio con la pena di morte.

«Dopo 70 anni dalla caduta della folle ideologia nazista, un silenzioso Omocausto continua a mietere vittime».