Un San Francesco tutto varesino

L’opera del Roberto Benotti in mostra alla libreria di via Merini dell’associazione Kentro

San Francesco in 50 vignette: il disegnatore varesino Roberto Benotti racconta il “suo” San Francesco.

Fanno bella mostra di sé le copie di “Laudato si…” la sua nuova fatica editoriale, dalle vetrine della libreria di via Merini a Biumo Inferiore gestita dall’associazione Kentro di cui Roberto è cofondatore.

Un volume, presentato la scorsa settimana al Salone del libro di Milano e che a maggio sarà al Salone di Torino, che condensa in immagini e parole la vicenda del Poverello di Assisi e che nasce da un disegno di 35 anni fa.

«Era un’immagine seria che ho realizzato quando sono stato per la prima volta ad Assisi. È il luogo in cui è nata la mia passione per San Francesco e ci sono tornato spesso, imparando a conoscere la sua vita e i posti in cui è stato».

Robihood, l’alias con cui Benotti firma le sue garbate vignette, finora non aveva mai lavorato sulla figura del santo.

«Forse per una sorta di reverenza. Poi dopo aver realizzato il libro con le clarisse di Cortona, “Ancilla Domini”, mi è ricapitato in mano quel disegno di tanti anni fa».

È scoccata così la scintilla.

«Mi sono informato in maniera approfondita sulle fonti francescane e ogni disegno ha un riferimento: dagli episodi meno conosciuti della sua vita, alle preghiere, al cantico delle creature ai suoi testamenti. E poi c’è l’ultima lettera per Chiara, me la sono immaginata mentre si allontana da tutti per leggerla e che quel foglio lo abbia consumato a furia di riscorrerlo. È l’affetto di chi ha amato. Nel loro caso non è stato un amore fisico, ma è stato comunque fecondo in maniera straordinaria dando origine all’ordine francescano e a quello delle clarisse».

Tra vignette ironiche e poetiche spunta la prefazione di un ex frate della Brunella, Francesco Ielpo, che dopo anni da parroco a Sant’Antonio abate oggi è Commissario in Terra Santa.

«Si è prestato con estrema disponibilità ed è riuscito con semplicità a mettere in luce il senso del libro».

Di Francesco, patrono d’Italia, s’è scritto molto.

«All’idea di un altro libro forse si pensa “Che pizza!”. In realtà, la sua è una figura poliedrica che ancora ha molto da dire e ridire a tutti noi».

Nella copertina del libro, Roberto mette insieme San Francesco e Papa Francesco.

«Li vedo in continuità nei confronti dell’umanità: quello che è stato l’intervento di san Francesco nel 1200 è assimilabile a quello che fa ora Bergoglio con l’intento di riportare tutto alla semplicità».

Per Benotti va riconquistata la “pazzia di Francesco”: «diceva che dobbiamo essere pazzi di Dio. Non da manicomio, intendiamoci, ma nel vedere cose che gli altri non vedono, nel riuscire a scombinare la consuetudine che porta all’abitudine».

Roberto, che proprio in questi giorni è in pellegrinaggio da La Verna ad Assisi, fa sua la riflessione di una suora francescana appena incontrata: «se vedi Francesco come un santo lontano, come un santino o come il ricordo di una persona straordinaria da tenere al collo, lo riduci. Francesco sta dicendo a noi che Dio ci chiama a qualcosa: alla semplicità, all’umiltà e alla povertà. Ti impone di riflette su te stesso».