Un suono, un colore, un’emozione. Paolo Rindi rivive nelle sue poesie

Presentato ieri al Manzoni “Chromesthesia”, il libro postumo del giovane varesino

È stato presentato ieri mattina dal preside nell’aula magna del liceo Manzoni il libro postumo di poesie “Chromesthesia” di , il ventenne varesino scomparso durante un’escursione in Valgrande nel febbraio del 2016; un omaggio ufficiale in quella scuola che lo aveva visto studente del corso di Scienze Umane e che aveva accolto la sua giovane sensibilità di versificatore nascente.

«Un libro pubblicato dalla Nuova Editrice Magenta di Dino Azzalin e nato per raccogliere le liriche di questo giovane dall’animo così particolare, il cui talento era noto a chi lo conosceva» spiega la professoressa , che fu sua docente per tutti e cinque gli anni del liceo. «Ho lavorato a comporre questo testo assieme alla mamma di Paolo, recuperando le poesie che aveva riordinato sul computer e trascrivendone altre ritrovate su taccuini e fogli sciolti, facendo anche fatica a volte a decifrare la scrittura».

Rosa aveva seguito l’evoluzione poetica in nuce del giovane e lo aveva più volte spronato e confortato nell’alimentare la vena letteraria, tant’è vero che il giorno in cui Paolo salutò per l’ultima volta la madre per avventurarsi nell’ultima impresa le disse, fra le altre cose, del progetto di pubblicare le sue poesie e che sarebbe stato aiutato dalla sua insegnante. “Chromesthesia”, ossia l’esperienza sinestetica tramite la quale un suono automaticamente evoca un colore, è il titolo scelto dallo stesso Paolo, che lo aveva riportato sul file dove aveva iniziato a raccogliere le sue poesie, pur senza spiegarlo, e dividendo la materia in sezioni legate ciascuna ad un colore diverso: poesia bianca, verde, rossa, blu e infine nera.

Un Rimbaud varesino, come viene presentato nell’intensa introduzione del poeta Fabio Scotto, che ricorda come l’atto poetico sia “un atto contro la morte la cui durevolezza sfida ogni limite, anche l’estremo della nostra umana finitudine”: non a caso immagine cara all’autore è quella del viandante, nel quale si identifica, il wanderer romantico alla ricerca di una simbiosi e di un dialogo con la natura attraverso la meditazione.

Il sottotitolo “Notte Atlantica”, voluto fortemente dalla professoressa Zanotti, si riferisce al cammino di Santiago de Compostela, che Paolo ricordava costantemente come un’esperienza meravigliosa, l’incontro con l’infinito. «Aveva un’acutezza speciale nel leggere il mondo ed una sensibilità creativa particolare: suonava il pianoforte, amava la natura e la filosofia. Alla presentazione c’era tutta la scuola – conclude Zanotti – e lo abbiamo ricordato con uno spettacolo musicale allestito da tanti ex compagni».

A Paolo è stato intitolato un giardino dove spiccano le viole, gli iris e gli agapanti, il fiore dell’amore per la cultura che si mise all’occhiello alla maturità, ritratto sulla copertina del libro da una compagna e anche un concorso artistico interno all’istituto Manzoni.