Una scuola nel ricordo di Paolo Rindi

L’iniziativa - Sta nascendo in Nepal un centro in memoria del giovane filosofo che ha perso la vita in Val Grande

A Bhakarey, in Nepal, in una zona che ha risentito del terremoto del 2015, sta nascendo una scuola speciale. È la scuola elementare voluta dall’associazione Eco Himal e costruita in tempo di record grazie alle offerte dagli amici di , il giovane filosofo amante della natura che oggi avrebbe 20 anni e che è fatalmente caduto in Val Grande, dove è stato trovato privo di vita il 2 marzo scorso.
La scuola, che si trova sulle pendici basse dell’Everest, continuerà sulle orme di Paolo a coltivare l’amore per le montagne e per il sapere. Yancen Diemberger, studentessa di cultura tibetana e volontaria di Eco Himal, è appena stata sul posto a vedere come procedono i lavori: «Si tratta di una scuola costruita con le pietre del posto. Sono gli sherpa a caricarsi sulle spalle i massi e a innalzare, passo dopo passo, l’edificio».

Tona Sironi, presidente di Eco Himal, specifica che rispetto al passato l’architettura nepalese ha introdotto parecchie innovazioni: «La scuola di Paolo, per esempio, è stata costruita secondo le norme antisismiche, inserendo tronchi di legno nella struttura in modo da attutire eventuali scosse di terremoto. I lavoratori sono più tutelati e la manodopera costa di più rispetto al passato». A Bhakarey, in una temporary school, 19 bambini hanno già iniziato a frequentare le lezioni: quando la scuola di Paolo sarà

terminata accoglierà almeno 40 alunni.
La scuola, in Nepal, richiede di vestire un’uniforme e presentarsi alle 10. Le lezioni durano fino alle 16, quando i bambini riprendono la loro marcia verso casa. La scuola di Bhakarey non è raggiungibile con jeep e autobus e gli studenti che abitano più lontano impiegano anche tre ore di marcia per arrivare a destinazione. Per pranzo gli scolaretti portano pasta liofilizzata e una farina d’orzo che si consuma con il tè salato. La scuola dedicata a Paolo Rindi sarà ultimata tra qualche mese. «Mi piacerebbe che nel programma didattico si riuscisse ad introdurre qualche lezione settimanale di musica – è l’auspicio di , la mamma di Paolo – Mio figlio amava suonare il pianoforte, strumento che non è possibile portare a quelle altezze. Magari, però, i bambini del Nepal potrebbero imparare a cantare o a suonare il flauto. La musica sarebbe un modo per legare ancora di più la scuola al ricordo di Paolo». Il 19 novembre l’associazione Eco Himal invita tutti al De Filippi per una cena nepalese, durante la quale sarà fatto il punto sui progetti sostenuti in Nepal.