Una vita spesa tra pericoli e fiamme

È arrivata la pensione per Ferdinando Mattei, dopo una carriera nel corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

Dal primo marzo, primo marzo, il signor Ferdinando Mattei, sessant’anni, è ufficialmente in pensione per raggiunti limiti di età: così recita l’ordine del giorno del Comando Provinciale di Varese, datato 16 febbraio, nel quale gli si conferisce la croce di anzianità “per aver svolto lodevole servizio nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dando prova di capacità e zelo”.

Il segno già da piccolo

Una carriera lunga quarant’anni esatti e iniziata il 4 gennaio del 1977, all’età di vent’anni ancora da compiere. «Quand’ero bambino, in quinta elementare, in un componimento su quello che avrei voluto diventare da grande scrissi che volevo fare il pompiere. Lo ripetei in un tema alle medie: ero già convinto che quella sarebbe stata la mia strada. Durante gli anni dell’Itis avevo iniziato a lavorare in officina; finita la scuola intrapresi per un periodo la strada della modellistica architettonica: mi fu commissionata fra le altre la Fenice di Venezia, che muore e rinasce dalle sue ceneri. Un segno».

Il giovane Ferdinando coltiva tante passioni: si iscrive all’università – «avevo iniziato veterinaria ma poi sono passato a scienze politiche, la mia rovina» – ride – ma nel frattempo abbraccia la causa dei Vigili del Fuoco, sostenendo l’anno di leva obbligatoria come ausiliario. «Quell’anno di militare mi fece definitivamente innamorare di questo mestiere: capii che avrei voluto rimanere per sempre al servizio della mia città come pompiere. Io avevo seguito l’iter classico: il militare, poi il precario o meglio Vigile Discontinuo dal ‘79 all’82, quindi i concorsi riservati a chi aveva fatto questo tipo di percorso; infine l’assunzione il primo di marzo dell’83: trentaquattro anni fa, come ieri. Una volta si entrava per convinzione: poi, da quando hanno aperto i concorsi pubblici, l’ambiente, da quella grande famiglia che era sempre stata, è diventato un posto di lavoro come un altro».

Sono parole velate di malinconia, quelle del Vigile Mattei. «Ma sono orgoglioso di aver fatto tutto quello che ho fatto: in quanto a carriera ho anche raggiunto il più alto ruolo operativo, ossia quello di Capo Reparto, dal 2009. E la società è cambiata, si sono moltiplicati i pericoli, è molto più difficile essere pompiere oggi rispetto a quando ho iniziato».

La casistica degli interventi a cui ha partecipato durante la sua lunga carriera è infinita. «Non c’è mai un intervento uguale all’altro. Vedi di tutto, purtroppo, e negli anni ti crei una corazza emotiva, anche se non sono mai riuscito ad abituarmi a fatti che coinvolgono bambini o persone particolarmente giovani. Vedere un morto adulto è diverso dal vedere un bambino: non c’è niente da fare».

Mattei ne ha viste davvero tante nell’arco della sua carriera. «Uno degli interventi che più rincuorano è quando liberi qualcuno dall’ascensore: le persone ti si gettano letteralmente al collo per ringraziarti. Quello che non dimenticherò mai, invece, è quando, militare, andai a tirar fuori un giovane rimasto schiacciato sotto un silos: era morto sul colpo e per me era la prima operazione in assoluto. Ho rischiato seriamente la vita durante l’anno in cui ho fatto servizio a Bologna: c’era, in un condominio, una perdita di gas che si era infiltrato nelle intercapedini dei muri. Quando siamo arrivati stava per scoppiare tutto e i muri si sbriciolavano sotto i nostri occhi».

Responsabile di un sindacato di base, Mattei si è dato da fare anche per migliorare il suo ambiente di lavoro. «Mi ero messo in contatto con i reduci del Golfo, che mi hanno dato la documentazione sull’uranio impoverito: ci ho costruito una trasmissione di Report nel 2000». E durante il conflitto bosniaco era in prima linea a portare gli aiuti umanitari per conto della Caritas. Ora che è “collocato a riposo”, Ferdinando continua i lavori di piccola falegnameria di gioventù; già che c’è si cimenta nella costruzione di droni, la sua nuova passione.

«In realtà ero già a casa da cinque mesi perché avevo tante ferie e permessi arretrati» conclude «ma la data ufficiale del pensionamento fa un certo effetto e così sono uscito a festeggiare con mia moglie». La sua signora si chiama Barbara: in una storia dove i segni sono importanti, sposare una donna che porta il nome della santa protettrice dei pompieri è stato forse il più particolare.