Varese-Idomeni. L’occhio di Pigi racconta così un pezzo di storia

Il personaggio - Pierluigi Capoluongo al confine macedone con un sogno: una Tv fatta in mezzo ai rifugiati

– In Europa s’innalzano muri più o meno metaforici, per tenere distanti i migranti. Lui, invece, ha deciso di partire per il più grande campo profughi d’Europa, illegale, per Idomeni, al confine macedone, per testimoniare un pezzo di storia. È , per gli amici semplicemente , originario di Saltrio, un paese di confine appunto, è un regista e documentarista, si è formato come video – maker a Cuba, ha vissuto in Spagna e in Grecia, a Cuba, a molti e molti chilometri da casa.

Quello che Pigi ha trovato a Idomeni è uno scenario molto diverso da quello che vediamo noi al telegiornale. Almeno dodicimila profughi e migranti in attesa di proseguire il viaggio verso nord, lungo la rotta balcanica, verso la Germania e i paesi del Nord Europa. Molti i giovani, laureati, le famiglie, donne e bambini, per la maggior parte siriani, “bloccati” letteralmente per la burocrazia che impedisce loro di continuare il viaggio, anche semplicemente di tornare indietro o di legalizzare il loro status di rifugiati politici.

Perché è quello che sono, scappando dalla guerra in Siria.
Ma c’è qualcosa che va oltre l’emergenza e che nessuno racconta e che, perciò, in Italia nessuno sa, come ci racconta Pigi: «Sono partito con la volontà di raccogliere materiale per un documentario, ma da quando sono lì l’idea è quella di iniziare un progetto audiovisivo raccogliendo il materiale registrato dai profughi con i loro cellulari, riguardanti il loro viaggio, la loro vita fino ad arrivare al campo».

Di che cosa hanno bisogno ora? «Innanzitutto ci occorre un montatore! Abbiamo bisogno di operatori audio, fonici. Stiamo cercando anche di montare “Refugee TV”, un’idea nata dagli stessi profughi, stanchi della mal informazione dei media tradizionali, una televisione, via internet che possa testimoniare la vita autentica del campo. Avremmo anche bisogno di qualcuno che, anche dall’Italia, possa occuparsi della piattaforma virtuale. Per questo cerchiamo una videocamera, le attrezzature audiovisive e volontari disposti ad imbarcarsi in un progetto a lungo termine».
Ma ad Idomeni sono nati altri progetti. «Quando avremo un minimo di attrezzatura, potremo iniziare a girare videoclip musicali all’interno del campo, per rendere virale il progetto che mi sta molto a cuore – spiega Pigi – Si tratta di un progetto musicale nato dall’incontro fra noi volontari europei e i musicisti che arrivavano scappando dalla guerra. Ci piacerebbe coinvolgere musicisti famosi per avere visibilità e poter raccontare quello che succede davvero a Idomeni». Aiutare anche da qui si può. Basta poco, un cellulare vecchio che non usi più, occhiali da sole e anche da vista, magari buttati in un cassetto da anni e anni che potrebbero trovare nuova vita.