Varese ricorda Paolo VI: il Papa aperto al mondo

Le celebrazioni a Santa Maria del Monte, il santuario mariano che visitò per ben 13 volte

Varese ricorda Montini: il Pontefice aperto al mondo. «Immagino – dice il vescovo, monsignor Franco Agnesi, presidente della Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese e vicario episcopale di zona – che la statua di Paolo VI voluta dal suo solerte e affezionato segretario monsignor Pasquale Macchi, oggi si animi e ripeta a noi quelle parole che il Beato pronunciò in varie occasioni al Concilio Vaticano II come stile della Chiesa: “Una finestra aperta sul mondo,

un solenne atto d’amore per l’umanità, un’esperienza della sobria ebbrezza dello Spirito, e un primaverile risveglio di una Chiesa libera perché povera”». E oggi il beato Paolo VI viene commemorato, a 38 anni esatti dalla morte, in un luogo particolarmente legato alla sua memoria come ricorda monsignor Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura della diocesi di Trieste, ma originario di Bregazzana e amico del vescovo varesino Macchi. «Santa Maria del Monte è il santuario mariano che da arcivescovo, Giovanbattista Montini ha privilegiato». Al Sacro Monte, infatti, andò per ben 13 volte. «Di certo per la grande devozione alla Madonna, che emerge dall’esortazione apostolica “Marialis Cultus”, ma anche grazie all’attenzione del segretario don Pasquale Macchi che tanto si adoperò per vedere il Papa sugli altari». Quel sacerdote varesino di poche parole, ma dall’azione efficace e devota che tanto si è speso per il pontificato, che sarebbe stato felice di celebrare il “suo” papa finalmente diventato beato. Gli fu accanto per 25 anni prima nella curia milanese poi in Vaticano, preparando tutti i viaggi apostolici, ma anche i grandi incontri: da quelli con la chiesa ortodossa – col patriarca Atenagora a Gerusalemme – , ma anche con il mondo operaio, dell’arte e delle carceri. Anche quando un paio d’anni dopo la morte di Montini, Macchi divenne Arciprete del Sacro Monte, continuò a operare – fino alla scomparsa avvenuta 10 anni fa – alla sequela del beato rivitalizzando la vita spirituale del santuario, il restauro delle cappelle della Via Sacra e la devozione del Santo Rosario. Monsignor Malnati oggi, al termine della celebrazione in memoria del beato Paolo VI, racconterà Montini, tratteggiando una delle sue più grandi “avventure”: il Concilio Vaticano II. «Da arcivescovo di Milano fece un alacre lavoro di preparazione». Sono tanti i testi che predispose per lo storico evento che vide coinvolti i vescovi delle diocesi di tutto il mondo. «A partire dalla lettera pastorale del 1962 scritta per preparare la diocesi ambrosiana prima dell’apertura dei lavori ai vescovi Lombardi, al testo per la giornata di studio a Caravaggio sempre in preparazione e poi ovviamente la Lettera che ha inviato al Segretario di Stato Vaticano per indicare le priorità del Concilio». E ancora l’intervento da arcivescovo e poi il primo discorso da pontefice «nel ’63, nel quale sintetizza l’impegno per il mondo, per il dialogo e il cammino interreligioso con le altre fedi dall’ebraismo all’islamismo»n.