Varese riuscirà a ripartire?

Sguardo al futuro. Numerose le sfide che attendono il capoluogo nei prossimi mesi. Saremo all’altezza?

La Città Giardino si prepara ad affrontare sfide importanti nei prossimi mesi. Fondamentali per avere un quadro su quello che sarà il futuro della città. Innanzitutto se potrà tornare ad essere una realtà competitiva sul territorio non solo regionale, ma anche nazionale.

Su questo, sul rilancio di Varese, ha puntato tantissimo l’attuale amministrazione nel proprio programma elettorale. Già prima di sfogliare le pagine del programma, il messaggio passa chiaramente dallo slogan scelto, “Varese Riparte Davvero”.

Il sindaco Davide Galimberti è stato chiaro: ha detto di voler costruire una città nella quale i suoi figli, come i figli di tutti i varesini, possano avere un futuro.

E qui si capisce quale sia innanzitutto il principale problema che accompagna Varese da tempo, dalla fine della sua vocazione industriale: la ricerca di nuove modalità di sviluppo, che impedire che la Città Giardino si trasformi in una semplice città dormitorio, satellite di Milano.

Un’occasione di rilancio economico può essere data dalla valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra terra. In questo l’assessore alla Cultura e Turismo Roberto Cecchi ha centrato il punto. Anche se adesso occorre partire di fatto quasi da zero e costruire un sistema che sia funzionale a questo obiettivo e che finora non ha portato effettivamente a risultati concreti. Perché, diciamolo apertamente, a scapito delle notevoli risorse, la nostra città finora non è mai stata in grado di “fare

sistema” per raggiungere comuni obiettivi di valorizzazione culturale e turistica. E qui non si possono dare colpe alle precedenti amministrazioni, né tantomeno a quella attuale, perché il principale ostacolo è rappresentato dall’incapacità, o meglio dalla non volontà, di fare rete e mettere in campo sinergie da parte di molte realtà, perché ognuna di esse preferisce coltivare esclusivamente il proprio orticello, anziché portare avanti un gioco di squadra. L’individualismo, un elemento molto umano, ha finora frenato la crescita di Varese.

Questa probabilmente la più grande sfida per la giunta Galimberti, quella non soltanto di mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale, ma anche di saper svolgere un adeguato ruolo di regia tra le principali realtà associazionistiche, e non solo, che operano nella città di Varese. Solo da un’unità di intenti può nascere la Varese di domani. Le difficoltà che gli enti locali stanno infatti vivendo in questo periodo storico sono tantissime, e le divisioni non possono far altro che minare le fondamenta della ricostruzione. Il compito non è facile. Chi governa ha un grosso fardello sulle spalle. Ma non può tirarsi indietro e deve dare il meglio di sé. Coinvolgendo, ovviamente, tutta la città, a partire dalle forze più vitali e propositive che siedono tra i banchi della minoranza, senza cedere alla tentazione della chiusura ideologica, ma tenendo conto che la più ampia partecipazione alle decisioni sul futuro della città non può che aumentare l’effetto positivo dei risultati che tutti quanti noi, cittadini di Varese, ci aspettiamo.