«Varese sta diventando un vero deserto. E la colpa è di tutti. Dobbiamo rilanciarla»

Paolo Ambrosetti, della Valigeria Ambrosetti, invita colleghi e cittadini a salvare la Città Giardino

«Inutile girarci attorno, anzi forse è più utile rimboccarsi le maniche: è innegabile che la città si stia desertificando, di clienti, di famiglie e di attività commerciali. Se Varese è poco attrattiva la colpa non è solo del Comune, delle grandi catene, di pinco e di pallino. La colpa è di tutti, io per primo». Questo è l’incipit di un lungo post che , della valigeria Ambrosetti, ha postato su Facebook a seguito dell’inchiesta pubblicata ieri sul nostro giornale, nella quale abbiamo evidenziato un drastico calo dei negozi a Varese.

Tra il 2010 e il 2016, infatti, la Camera di Commercio conferma che hanno chiuso a Varese 100 esercizi commerciali (supermercati e alimentari inclusi, mentre rimangono fuori da questo conteggio i bar e i ristoranti). Si è passati da 947 a 847 attività, mentre nel 2015 i negozi ancora aperti erano 869.

Dal post di Ambrosetti si è sviluppato un bel dibattito, da cui sono nate alcune proposte che potrebbero concretizzarsi in iniziative concrete per la città. «E’ emersa in modo chiaro la volontà di fare qualcosa – conferma Ambrosetti – E’ chiaro che bisogna rimettersi in gioco, perché se i negozi chiudono non ha senso dare la colpa alla grande distribuzione, al Comune, ai proprietari degli spazi commerciali che chiedono affitti troppo alti o al Governo per le tasse. Bisogna cambiare prospettiva. Come commerciante mi sono domandato: “cosa faccio io per rendere la città più vivibile?”. “Dovrei formare di più il personale?”. “Devo diversificare gli eventi?”».

«Anche come cittadino mi devo fare un esame di coscienza – continua Ambrosetti – Faccio poco, forse nulla. Abito a un tiro di schioppo da piazza Repubblica e non ho mai chiamato le forze dell’ordine mentre vedevo gli spacciatori o il degrado nei giardini vicino alla Agenzia delle entrate. Quando i clienti entrano in negozio e mi dicono che Varese è invivibile, invece di difenderla dico loro che hanno ragione. Quando vedo un ragazzotto che sputa per terra o che butta la cicca della sigaretta, non gliela faccio raccogliere. Quando un cane accompagnato dal suo “educatissimo” padrone lascia i bisogni di fronte al mio negozio, prendo acqua e scopa invece di raccomandare al padrone di utilizzare i sacchettini. Forse dovrei essere il primo a insegnare un pochino di senso civico».

Dal richiamo al senso civico è nata la proposta di fare qualcosa di nuovo per Varese. Un’idea già condivisa con alcuni commercianti, tra cui Yvonne Rosa che ha appena fondato la pagina Facebook «Aiutiamoci noi Varesini» e Alessandra Ceccuzzi che conosce da vicino la realtà di Como, dove i commercianti sono soliti a organizzare eventi di richiamo. «Uniamoci tutti, parliamo fra di noi commercianti (e non) per aiutare l’amministrazione comunale a far rivivere questa bellissima città – è l’esortazione di Ambrosetti, che specifica – Una delle prime idee è quella di fare una riunione, dare vita a un’associazione “senza bandiere” e sottoscrivere un documento da presentare al Comune. Da questo potrebbero seguire parecchie iniziative. Per esempio, nel periodo natalizio potremmo organizzare eventi in co-marketing tra noi commercianti, consentendo così al Comune di liberare risorse da usare, per esempio, per la sicurezza».