«Vi parlerò dei pirati. E di tutte le loro storie»

Direttore per un giorno - Davide Van De Sfroos in redazione per regalarvi un giornale speciale, in edicola il 4 maggio

Davide Van De Sfroos: direttore tra classico e folk per la Provincia di Varese.
Mentre si prepara a calcare di nuovo le scene del teatro di Varese il 14 maggio, accompagnato da 40 orchestrali in “Synfuniia”, il cantautore laghèe è pronto a mandare in edicola, il 4 maggio, un numero che ne rispecchierà la doppia anima popolare e sperimentale.
Nato a Monza ma cresciuto sul lago di Como, conosce bene luoghi, persone, storie, leggende e tratti umani della provincia di Varese da quando papà faceva il “pendolare” da Como, per poi viverla come artista e indagarla per il suo progetto documentaristico. «Al di là di campanilismi calcistici il punto di incontro forte è l’Insubria: un territorio di confine con tanta storia in comune».

Più che al divertimento, al progetto intrigante e all’esaltazione della proposta, ho pensato alla complessità del compito, alla difficoltà di pensare a una prima pagina con tutta la pioggia di notizie che ci sono ogni giorno. Un conto è valutare insieme cosa mettere nel giornale, un altro prendersi la responsabilità di decidere la “corazza” che è la copertina. È come giocare a Shanghai, tirare fuori tutto è complesso.

È alla base di tutto quello che faccio. A partire dallo scrivere una canzone o una musica. Dal palco si parla parecchio e si comunicano storie poetiche, ma anche sociali. Tocchi tematiche che fanno riflettere o sorridere. E mi capita di girare docufiction, scrivere articoli e trafiletti sul Corriere della Sera o di fare trasmissioni alla radio. Quando comunichi come Davide Bernasconi, però, parli per te o di altri, mostrando la tua visione del mondo.

Quando sei direttore, fai informazione e non puoi parlare semplicemente di te, della tua vita o delle tue elucubrazioni, ma devi fare in modo d’essere equidistante, perchè ti rivolgi a persone diverse con storie, credo e politica differenti.

Quando hai a che fare con questo territorio devi parlare per forza dei “pirati” di Varese, ma non solo come li vuoi tu.

Li devi rappresentare, salvaguardare, informare e se sono protagonisti di notizie devi fare in modo di rispettarli.

Devi verificare se è tutto reale, certo e corretto. Spesso i giornali fanno anche fin troppo di fretta, mentre personalmente avrei molti scrupoli e forse non sarei buon direttore per questo, perché potrebbe sfuggirmi la notizia cui un altro salterebbe sopra.

Poi servirà un equilibrio tra quello che accade sul territorio e quello che riempie i network del mondo. Se succede qualcosa di eclatante, si prende per forza la prima pagina anche se il giornale è locale.


Le notizie che mi attraggono, a parte la cronaca obbligatoria, sono quelle che hanno uno sguardo diverso qualcosa di inaspettato,dal punto di vista storico, antropologico o sociologico, che magari avevi sotto casa e non conoscevi: usi e costumi, riti e leggende, modi di fare, di produrre.

Spesso i giornali si focalizzano su gastronomia, cultura musicale, spettacolo – quello non fa mai male – Però è altrettanto interessante scoprire che in quel tal giorno Piero Chiara a Luino fece una certa cosa o che quel poeta del Lago Maggiore ha detto la talaltra. È questo che il lettore Davide va a scovare anche sulle testate nazionali: lo specchio di qualcosa che si nasconde dietro la notizia.


La cultura è ovunque e tutti ne fanno parte direttamente e indirettamente. La parola “cultura” però fa quasi paura. È attorcigliata su se stessa e fa pensare a una festa cui non tutti sono invitati. “E a noi nei campi cosa ce ne frega di quel che dite voi intellettuali?”. Ma non è una disputa che vede di qua osterie e di là i salotti. Shakespeare scriveva e metteva in scena opere teatrali cui partecipavano “barlafusi” di ogni tipo.

La gente del popolo poteva guardare e assistere agli spettacoli senza problemi. La cultura non è qualcosa di inarrivabile, ma è per tutti.


Ne sono attratti, ma quando gli viene imposta come forzatura è come bagnare una pianta in modi e orari sbagliati.

Ecco perchè gli adulti dovrebbero coltivare l’attenzione dei giovani che si interessano del mondo, si arrabbiano, ci provano, si indignano e con la rete si informano di cosa li aspetta. La loro visione va rispettata anche se non la conosciamo direttamente.

La conosco bene avendola girata per quasi per un anno, filmando e raccogliendo storie non solo in città – la Varese Estense, benestante, che brilla di luce propria tra progresso ed eredità verde, lago e via dicendo – ma anche nel territorio insubrico, dalla Valcuvia alla Valganna, a luoghi che non avevo mai visto, ancora selvaggi. Poi Luino e Laveno con un proprio retaggio di letteratura e modi di fare.

E ancora Leggiuno, Sesto Calende, Golasecca, Torba, la Rocca di Angera, Castelseprio, siti archeologici o paesi di montagna che nessuno dalle mie parti ha sentito nominare, dei paradisi di quel mondo che è l’Insubria. L’elemento dell’acqua: il Ticino e l’Olona fiume che è stato portatore di riflessi storici ed a un certo punto è diventato discarica per ritornare a fiume vero e proprio.

Un quotidiano non basterebbe ci vorrebbe un atlante intero per raccontare tutta la provincia di Varese.