La corsa storica diventa dramma. Muore d’infarto dopo la vittoria

Tradate - Fabrizio Andriolo, meccanico restauratore di Cantello noto in tutta Europa, aveva 58 anni

Dramma alla gara di moto d’epoca della Frera: , 58 anni, meccanico restauratore Arisma di Cantello noto in Italia, Francia e Germania, muore dopo aver tagliato il traguardo al primo posto della sua batteria. È accaduto domenica, a Tradate. Andriolo si è accasciato al suolo all’improvviso mentre si trovava nella zona park delle motociclette. Immediati i soccorsi, poi la corsa in ospedale. La gara sospesa per circa un’ora, quindi l’annuncio, dato dallo speaker che invitava al cordoglio: Fabrizio non ce l’ha fatta.
«Se ne è andato un grande uomo» commentavano ieri i tanti, tantissimi, appassionati di moto d’epoca sparpagliati in tutta Italia. E ben oltre i nostri confini. «Un uomo generoso – raccontano i compagni di due ruote – uno che se le chiamavi alle 2 di notte perché ti serviva un pezzo, una riparazione, si alzava, si vestiva e veniva da te. Davvero non ci sono parole».

Parole per descrivere Andriolo, ne ha invece Arianna, la sua secondogenita. Sono parole precise, importanti e perfette per descrivere un uomo di qualità superiore: «Un marito e un padre», dice la ragazza. Un marito e un padre nell’accezione più alta di entrambi i termini. Il cuore di una famiglia. Una famiglia grande e unita che vive tutta insieme nello stesso cortile a Cantello: la moglie Ornella, la mamma Maria, i figli Francesca, Arianna e Cristiano.

E la sorella Marina che si è spostata di pochi metri soltanto.«Mio padre? Un uomo buono – spiega Arianna – non bastano queste poche parole per raccontarlo su di lui, su ciò che è stato capace di essere, bisognerebbe scrivere un libro». Le moto d’epoca erano la sua grande passione. «Non so con esattezza quante ne avesse – spiega la ragazza – dieci, forse undici. L’ultima era una Griso Guzzi. Lui amava il suo lavoro. Il suo lavoro era la sua grande passione».

Lavoro che arrivava al secondo posto però. Perché prima c’erano sua moglie e i suoi figli. «Questa passione l’ha condivisa con noi tutti da sempre – spiega Arianna – Mi ricordo quando arrivarono i nostri primi motorini, poi ci ha insegnato ad andare in moto. Uno per uno. Ci guidava come fa appunto un padre». E tutti e tre i figli di Fabrizio in moto ci vanno eccome. In particolare Francesca, la primogenita.
«Poi adorava gli animali – spiega Arianna – in casa nostra c’è sempre stato un cane. Amava la vita il mio papà. La vita all’aria aperta». Lavoro, famiglia, vita vera. Una famiglia unita nel senso più autentico e completo del termine. «Questa è una piccola porzione di ciò che è stato quell’uomo immenso di mio padre – conclude Arianna – un uomo che resterà tale per sempre nei nostri cuori». Un lavoratore. Un marito. Un padre. Un amore vero.