Ceresio inquinato, svizzeri stanchi. «E’ ora di ripulirlo: paghiamo noi»

Il Canton Ticino esasperato vuole risolvere il problema scarichi nel lago di Lugano. L’opposizione: «Accettare significa “svendere” un pezzetto della nostra sovranità»

– Ceresio inquinato, il Canton Ticino è pronto a finanziare gli interventi di risanamento dell’impianto di depurazione del torrente Bolletta di Porto Ceresio. «Umiliante» per i consiglieri di opposizione della cittadina lacuale. Ma l’amministrazione comunale ammette: il progetto c’è, ma nessuno lo ha mai finanziato.
La vicenda, annosa, è quella relativa agli scarichi di liquami nel torrente Bolletta (mai nome fu più azzeccato, vista la carenza di risorse per risolvere il problema), che finiscono direttamente nel Lago di Lugano a Porto Ceresio. Un problema che esaspera soprattutto oltre confine, visto che il Consiglio di Stato del Canton Ticino è pronto ad intervenire in aiuto delle istituzioni lombarde, anche con soldi e consulenze tecniche, purché l’impianto venga sistemato.

Perché lo stato in cui versa il torrente Bolletta è «qualitativamente molto critico», e provoca l’inquinamento delle acque del Ceresio. L’ultima sollecitazione è contenuta in una lettera che è stata fatta pervenire all’assessore all’ambiente di Regione Lombardia, , in cui si chiede di sapere «quali sono i piani e le tempistiche di risanamento» del depuratore di Cuasso al Monte, da cui dipenderebbero le condizioni del torrente Bolletta. «Siamo ben disposti a trovare una soluzione comune, mettendo a disposizione la nostra consulenza tecnica e se del caso partecipando finanziariamente al risanamento dell’impianto – si legge nella missiva dell’organo di governo del Canton Ticino – ciò con l’obiettivo di giungere finalmente a una soluzione nello spirito di collaborazione che contraddistingue i rapporti tra Ticino e Lombardia».

Insomma, ancora una volta, come per quel che riguarda la sistemazione delle linee ferroviarie che “scendono” dalle nuove gallerie di base dell’Alptransit in Canton Ticino ai terminal intermodali di Busto Arsizio e Novara, dalla Svizzera sono pronti a mettere mano al portafoglio pur di risolvere i problemi che in Italia non riescono ad arrivare ad una soluzione, principalmente per questioni di finanziamenti.

Anche nel caso dell’infinito cantiere della Arcisate-Stabio, qualche esponente politico ticinese aveva offerto di mettere al lavoro le imprese d’oltre frontiera per velocizzare la costruzione in territorio italiano. Ecco perché i consiglieri del gruppo di opposizione a Porto Ceresio “Vento nuovo” rispondono così: «Ringraziamo i ticinesi per la disponibilità, ma riteniamo umiliante dover risolvere un problema denunciato da anni, facendoci offrire soldi da uno Stato vicino. Accettare quei soldi significa “svendere” un pezzetto della nostra sovranità». Eppure «è forse l’unica mossa intelligente da fare». D’altra parte il progetto c’è già, ma è fermo dal 2013 nei meandri della burocrazia (e della intricata vicenda dell’Ato provinciale), e il Comune di Porto Ceresio non ha le risorse per finanziarlo.n