Il giallo del lago: suicidio senza un perché

Luino - L’accaduto resta un vero rompicapo, ma la tesi del gesto volontario resta la più accreditata

– Donna restituita dal lago Maggiore: è giallo sulle cause del suicidio. L’accaduto è un vero rompicapo. E sul collo della badante di 45 anni di origine cingalese c’è un segno sospetto. Che potrebbe essere compatibile anche lo strappo di una catenina in conseguenza del drammatico “tuffo” nelle acque del Maggiore. Oppure potrebbe, anche se l’ipotesi è molto remota, essere il segno di un’aggressione.

A 48 ore dal ritrovamento del corpo della donna, residente a Luino, sposata felicemente e madre di due figli, prevale la tesi del gesto volontario. Il corpo della quarantacinquenne è stato notato da alcuni passanti alle 7 di domenica mattina. Affiorava dalle acque non lontano dalla riva che costeggia il Parco Comunale di Luino. I vigili del fuoco di Luino, con i carabinieri della compagnia cittadina, hanno recuperato il cadavere della donna identificandola. Quindi sono partite le indagini.

Fatto salvo per quel segno sul collo, che però è compatibile anche con una ferita di natura accidentale, il cadavere della donna non mostra alcun segno di violenza. Il marito della quarantacinquenne ha spiegato che la moglie si sarebbe alzata nel cuore della notte mentre lui dormiva profondamente. Non si sarebbe accorto che la moglie, in perfetto silenzio usciva di casa. Non è confermato il dettaglio, ma la quarantacinquenne potrebbe aver preparato la colazione per i figli prima di uscire per andare a gettarsi nelle acque del lago. L’uomo si sarebbe accorto soltanto la mattina dopo dell’assenza della moglie, quando ormai era troppo tardi.

Quello che gli inquirenti stanno cercando di accertare è il perché del drammatico gesto. Quello della quarantacinquenne è un suicidio senza spiegazioni. La donna aveva un lavoro sicuro. In famiglia non c’erano problemi economici particolari. Nulla che ciascun cittadino non si trovi ad affrontare ogni giorno, nella quotidianità. I due figli sono due bravissimi ragazzi. Non un problema, mai un grattacapo. E il matrimonio, secondo le persone più vicine alla coppia, non era in crisi. Era un’unione felice, senza scossoni e che certo non stava attraversando una crisi. La donna non ha lasciato alcun biglietto. Non ha dato spiegazioni. Non era in cura per problemi psichiatrici. Ne aveva mai manifestato particolari problemi comportamentali. Questo dettaglio, unito a quel segno sul collo, hanno spinto l’inchiesta ancora più in profondità. Nulla fa pensare a qualcosa di diverso da un suicidio. Ma questo suicidio non trova alcuna spiegazione. E’ come se la quarantacinquenne si fosse svegliata nel cuore della notte all’improvviso stanca di vivere e si sia gettata nelle acque del lago.

L’autorità giudiziaria ha disposto, come da prassi in questi casi, l’autopsia sul corpo della donna. L’esame necroscopico chiarirà con esattezza le cause della morte. E chiarirà anche altri dettagli. Se la donna, ad esempio, abbia subito violenza. Se sia stata picchiata, spintonata, oppure magari in qualche modo sedata. L’autopsia chiarirà eventualmente anche il pregresso: e cioè se la quarantacinquenne in passato abbia subito abusi. La morte è certamente imputabile a suicidio, in base ai primi riscontri. Ma va stabilito cosa abbia spinto la donna a un gesto tanto estremo.