In seicento per il “Fronta-day”: «L’accordo fiscale è da rifare»

Fanchigie, detrazioni e doppia imposizione: il futuro spaventa i lavoratori in Ticino. Polemica all’incontro di Ponte Tresa: «Qui rischiamo, pronti a entrare in politica»

– In seicento per il “Frontaday”: pienone e contestazioni nei confronti dei politici. I frontalieri chiedono di cambiare l’accordo fiscale con la Svizzera. «Ognuno faccia la sua parte, perché uniti si ottengono risultati» afferma , assessore regionale leghista. Ma dai frontalieri arriva un monito: «Per la politica è l’ultima spiaggia. Dateci risposte o fondiamo un movimento politico». La sala Bennet, scelta per ospitare l’iniziativa nata dal basso, convocata con il passaparola sulle bacheche dei frontalieri dei social network, non bastava a contenere le centinaia di lavoratori che si sono radunati per capire quale sarà il loro futuro con il nuovo accordo fiscale che entrerà in vigore dal 2018.

Una mobilitazione che ha portato a Lavena Ponte Tresa un assessore regionale (), il segretario regionale del Pd (), un senatore () e due consiglieri regionali (l’azzurroe la grillina ). Una «giornata storica» la definisce l’organizzatore, anche perché i frontalieri – «spesso invisibili, ma ci sono eccome», così li definisce , presidente della comunità montana del Piambello – hanno potuto dire la loro senza intermediazioni. Mostrando anche la loro rabbia, espressa sotto forma di vibranti contestazioni nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni.

«Bisogna unirsi per dire basta» il grido dei frontalieri. Ma l’assessore regionale Brianza rassicura: «Siamo qui per tutelare i frontalieri e per condividere un percorso con loro, in un momento in cui c’è grande preoccupazione». «L’accordo non è ancora stato sottoscritto – sottolinea Marsico – o c’è una effettiva possibilità di modifica dell’accordo prima della ratifica definitiva tra Italia e Confederazione Elvetica, oppure c’è bisogno di inserire una serie di compensazioni a favore dei frontalieri, che da quell’accordo possono trarre detrimento». Eppure Alfieri ricorda che «ancora non ci sono stime precise sugli effetti della doppia imposizione. Dimostreremo che, tra franchigie e detrazioni, alla fine i redditi medi e bassi avranno un vantaggi. E in fase di ratifica dell’accordo, c’è spazio per ragionare sulle garanzie». Ma il leghista Candiani si impegna a chiedere ai capigruppo in parlamento di bloccare la ratifica per rivedere i punti più critici. Altro nodo, quello della sanità, visto che alcuni frontalieri avrebbero già pagato la franchigia per farsi curare in Italia: già martedì c’è l’impegno dei consiglieri regionali a firmare una mozione urgente per chiedere al governatore di scrivere a Roma per bloccare tutto. Basterà la mobilitazione per ottenere una revisione dell’accordo? «Noi qui rischiamo il “culo” – le parole crude di , responsabile del sito Frontalieri.it – questo è l’ultimo round. Se passa che noi dovremo pagare, dopo 48 ore facciamo un movimento politico e ci facciamo rappresentare da noi stessi»