«Quelle statue sono la storia. Io da parroco difendo l’arte»

Gemonio, l’affondo di don Silvio: «Continuando a fare gli zerbini non sapremo più chi siamo stati»

– La vicenda delle statue coperte ai Musei Capitolini per non turbare la sensibilità del presidente iraniano ha fatto il giro del mondo e ha ovviamente acceso il dibattito anche sul nostro territorio. A far sentire la propria voce sulla questione è anche la Chiesa ed in particolare il parroco di Gemonio , il quale sul blog della parrocchia ha esternato il suo pensiero non solo sul gesto di coprire le statue, ma anche su tutta la polemica che ne è scaturita.

«Non so e in tutta schiettezza non mi interessa sapere che ha deciso di nascondere agli occhi del presidente dell’Iran Rouhani le statue marmoree sistemate lungo la splendido corridoio dei Musei Capitolini – premette don Silvio, che nel suo intervento alterna sia considerazioni ironiche ma anche posizioni forti sul futuro della società occidentale – Vedendo quelle “casse da morto” poste in verticale non ho saputo trattenere un sorriso e con gusto ho seguito in questi giorni il chiacchiericcio mediatico»

prosegue il parroco di Gemonio, comunità che fa parte della diocesi di Como. Il sacerdote entra nel merito dei motivi che possono aver portato alla scelta di oscurare le statue ritraenti soggetti nudi. «Perché tale scelta? – si chiede don Bernasconi – Per deferenza verso l’ospite, per premura nei suoi confronti, per farlo sentire a suo agio, per un attenzione verso un mondo e una religione diversi? Motivazioni di scarsa tenuta». Quello mostrato al mondo non è un bel segnale, secondo il sacerdote gemoniese; la nostra società italiana, europea e occidentale non ne esce per niente bene. «Continuando a ritenerci in balia degli altri e facendo la figura degli zerbini – prosegue don Silvio – ben presto non sapremo più chi siamo stati, chi siamo e chi desideriamo essere; questo purtroppo vale per tutti i campi».

Dalle pagine del blog parrocchiale, il prevosto invita tutti a darsi una svegliata e uscire da questa sorta di torpore dove i valori occidentali dormono. «Un po’ di coraggio diamine – l’esortazione del parroco di Gemonio – un po’ di orgoglio per la nostra storia e per la nostra cultura». Don Bernasconi si mette nei panni di Rouhani, immaginandosi cosa abbia pensato davvero il presidente iraniano davanti alle statue coperte. «Cosa avrà pensato nel suo intimo di questi “cippi funerari”? Forse in cuor suo ci ha pure maledetti perché lo abbiamo preso per un volgare guardone» sottolinea don Silvio. Che conclude con una battuta: «Spero che al momento delle firme dei numerosi contratti economici tra Italia e Iran, Rouhani non abbia detto a chi gli stava intorno di bendarsi, altrimenti non avrebbe firmato» conclude il parroco.