Scompare l’uomo, ma non il suo esempio

Con un’escursione al Monte Nudo, il CAI di Luino ha ricordato Oliviero Bellinzani, morto un anno fa

Venerdì 21 agosto 2015: una data scolpita sulla nuda roccia della montagna.Quel giorno, Oliviero Bellinzani, “l’uomo con le ali”, venne travolto da una frana mentre affrontava la parete del Grauhorn, sulle Alpi Lepontine elvetiche.

In quell’occasione, i massi trascinarono a valle l’uomo, ma non ciò che l’uomo incarnava: l’amore per la montagna, il piacere della scalata e, soprattutto, la volontà di non piegarsi mai davanti agli ostacoli che la vita talvolta obbliga ad affrontare. Dal 1977 Oliviero Bellinzani, a causa di un terribile incidente stradale, viveva senza una gamba. Un evento che avrebbe distrutto il presente e il futuro di chiunque, ma non quelli di Oliviero.

In quegli anni, chiunque soffrisse di una menomazione del genere si sentiva accantonato dalla società. Così non fu per lui. Egli fu precursore anche in questo: non si lasciò mettere da parte, non permise al destino di influire sulla sua vita e sulle sue passioni. Furono più di mille le vette che Oliviero volle scalare nella sua vita, dimostrando al mondo che i limiti esistono solo nella testa e come, con la forza, la determinazione e il sacrificio, ogni traguardo sia raggiungibile.
In memoria di tutto questo, ieri, a un anno esatto dalla scomparsa di Oliviero Bellinzani, il CAI di Luino ha organizzato un’escursione sul Monte Nudo. Soci e familiari si sono ritrovati sulla cima del monte per ricordare la grande figura di Oliviero.

La scelta della montagna non è stata per niente casuale: durante l’incontro in vetta, infatti, la figlia Xania ha letto due estratti dagli scritti di Oliviero. Dal primo, sono emersi i ricordi d’infanzia dell’alpinista quando, insieme ai nonni, si recava al Monte Nudo: proprio durante quei giorni, l’uomo con le ali cominciò ad amare quella modesta cima (1235 metri di altezza) maturando, al tempo stesso, quella passione nell’osservare il mondo dall’alto.

Nella seconda lettura, gli escursionisti del CAI hanno rivissuto la prima salita, proprio sul Monte Nudo, che Oliviero fece dopo l’incidente del 1977: da quelle righe sono emersi tutti i sacrifici, la difficoltà prima e la felicità poi, nel raggiungere la croce posta in cima alla montagna delle Prealpi luganesi.

Proprio intorno a quella croce, gli escursionisti del CAI e la famiglia di Oliviero si sono immortalati in uno scatto in cui non ci sono volti tristi o occhi bagnati di lacrime. Ci sono solo ampi sorrisi, gli stessi che hanno accompagnato Oliviero al termine di ogni sua scalata, mentre dimostrava al mondo come un uomo può sfidare il destino.