Estro e genio, ma anche un po’ di stravaganza sono il condensato del concerto raffinato e giocoso che Giovanni Allevi ha proposto venerdì sera al Teatro Ucc.
La platea è piena fino all’ultima fila e non lesina né applausi né ovazioni per l’arista di Ascoli Piceno che oltre a far salire le note della sua musica in alto e dentro fino al cuore, non manca di intrattenere con le spiegazioni dell’origine dei diversi brani e qualche battuta sagace.
Tutto si ferma e diventa magia quando quell’omino esile dalla folta chioma riccia e scura si siede sullo sgabello e poggia le mani sulla tastiera per accarezzarla e farne uscire note e sequenze che conquistano.
Qualche intoppo con i click dei fotografi, forse un po’ troppi, che disturbano l’esecuzione. Un attimo di pausa per riprendere la concentrazione, mentre il pubblico dice basta e a fine esecuzione il commento: «È che non erano a tempo», sdrammatizzando e divertendo il pubblico.
Durante il concerto c’è spazio per i brani più noti come “Japan”, il primo scritto da Allevi e per altri non eseguiti da nove anni, come “Volo sul mondo”. «Un pezzo cosmopolita che avevo eseguito per il mio primo concerto a New York. Un brano importante per ritmica ed emozioni, ma nell’eseguirlo ho fatto qualche imperfezione e così non l’ho più voluto suonare, come Michelangeli con Chopin. Poi però mi sono detto: se Chopin non lo suona più Michelangeli c’è qualcun altro che lo fa, ma il mio se non lo suono io…».
E poi “Anelli”, con la tecnica del minimalismo radical, “Secret love”, che esprime l’amore non tanto più segreto di Allevi per la musica, “Giochi d’Acqua” inno all’unicità, la “Meditazione per sola mano destra”, dedicato all’amica Elena, musicista che ha perso l’uso della mano sinistra a causa di un incidente, “Abbracciami”, dedicato all’affetto della gente “Go with the flow”, “Monolocale 730” e “Orologio degli Dei”.
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