«Oggi sono libera e dico ciò che penso»

L’intervista a Ornella Vanoni, cantante in scena venerdì 12 dicembre al teatro Ucc di Varese con “Un filo di trucco, un filo di tacco... ”

Ornella Vanoni a Varese con “Un filo di trucco, un filo di tacco…l’ultimo tour”.
La frase materna è diventata il titolo dello spettacolo che venerdì 12 dicembre, alle 21, andrà in scena al teatro Ucc. Con la vulcanica, gioiosa e ironica personalità di sempre, nei suoi splendidi 80 anni, l’icona della musica italiana si racconta, attraverso i ricordi e le canzoni di una carriera inossidabile e di una vita incredibile. Ha annunciato che sarà l’ultimo recital, ma non smetterà di cantare. Quel che è certo, è che Ornella non smetterà di stupire, perchè in fondo “Domani è un altro giorno, si vedrà”.


È importantissimo, per se stessi soprattutto e poi per gli altri. È piacevole quando ci si guarda, in particolare a una certa età. Mostra che si ha cura di sè e poi basta poco: un po’ di rimmel, un po’ di rosa e di cipria. Non si può uscire tutti “sgamberlati”, questa parola l’ho inventata io, adesso, ma è adatta.

Molti potrebbero conosce la mia parte comica, che è un’autoironia folle e pazzesca nei confronti della vita e degli altri. Adesso sono molto libera di farlo. E mi sento sicura, perchè l’ho scritto io.

Tanto, ma sono molto spontanea. Già dalla prima volta che ho recitato, mi hanno premiata immediatamente. Tengo la scena così, per natura, e so dove andare a cavare ogni ragno dal buco.

Mi dicono che sono molto buffa e che piace. Quello che contava era che venissi fuori come dovevo, non l’ho ancora visto. Genovesi mi piace, ma per il suo ultimo film “Soap Opera”, e lui lo sa, non sono impazzita. Mi è piaciuto, invece, il precedente e speriamo molto in “Ma che bella sorpresa’’. Bisio è molto bravo e interpreta un personaggio non semplice. Renato Pozzetto, invece, sullo schermo è mio marito.

Quasi tutti. Forse “Non andare via” o “Albergo a ore”.

A parte quelle in gamba, privilegiate che hanno tante possibilità di lavoro – anche se leggo la noia delle quote rosa, mentre vale l’idea che, uomo o donna, “ti prendo se vali” – le altre le umiliano, le violentano, le ammazzano, le “vetrioleggiano”, ma cos’hanno gli uomini nella testa?

Nessuno mi ha mai dato una sberla. Anzi, se uno l’ha fatto, dopo cinque minuti ero fuori i casa… anche se la casa era la mia. Non bisogna permettere che accada, piuttosto mangio cipolle.

Quando mi avvicinano oggi, mi scoprono molto diversa. Sono molto cambiata e la gente mi trova più libera. A una certa età, si diventa liberi, non di dire scemenze, ma quello che si pensa.

Poco. Ho un certo genere di musica in testa, che è già lì, però non glielo dico.

La volontà, l’essere sempre sinceri, chiari e a farsi rispettare, se si vuole riuscire nella vita.

Sting, perchè sono pazza della sua qualità vocale. Alla peggio mi presenterò con un mazzo di fiori in lacrime ad implorarlo.

Varese mi è molto cara. Sfollati da Milano, eravamo ospiti di uno zio, Alesini, che aveva una villa con il giardino. Andavamo al Sacro Monte e, sempre a piedi, salivamo le cappelle. Se c’erano i narcisi si faceva la “narcisata”. Ricordo che ci divertivamo con i cugini, a parte le bombe. Racconterò in un pezzettino dello spettacolo l’epoca della guerra, conservo tanti ricordi e ho ottima memoria del passato.

Dormiamo nella stessa “cuccia”, ops.. letto. È un cane fortunato. Se s’addormenta sul cuscino e la sposto, mi fa dei versi come se dicesse “non si può stare in pace?”. Se il miele avesse gli occhi, sarebbero quelli di Why. È amore puro e con lei non mi sento mai sola. Penso (scherza, ndr) che scriverò una biografia su di lei.