Allarme per l’epatite A a Varese Due bambini già ricoverati

In città è tornata l’epatite A, anche in forma endemica. L’allarme sull’aumento di casi della malattia, già lanciato nei mesi scorsi a livello nazionale dal Ministro della salute, inizia a risuonare anche a Varese soprattutto per i due casi registrati nell’ultimo mese dalla pediatria dell’ospedale Del Ponte e di cui uno particolarmente grave.

Intanto la Regione Lombardia corre ai ripari: vaccinazione gratuita per tutti i bambini sotto i 14 anni che si apprestano ad affrontare un viaggio all’estero nei Paesi in cui la malattia è endemica (Africa, America centromeridionale e buona parte dell’Asia).

I dati raccolti dal dipartimento per la prevenzione e la promozione della salute dell’Asl di Varese sono eclatanti: nei primi sei mesi del 2013 abbiamo già registrato diecicasi, tanti quanti ne avevamo avuti in tutto il 2012 e nel 2011.

«E ancora dobbiamo affrontare il rientro dalle ferie estive, che tipicamente comporta nuove segnalazioni», commenta , tra i responsabili del dipartimento dell’Asl ricordando che ad esempio, lo scorso anno, al 30 giugno, non si era registrato neppure un caso di epatite A in tutta la provincia.

«Di solito le persone subiscono il contagio durante dei viaggi all’estero affrontati senza le dovute vaccinazioni», spiega Nieri precisando che l’epatite A, contrariamente a quanto accade per la più terribile B, non evolve in situazioni croniche e di solito si risolve in poche settimane.

Si tratta di una forma virale che può essere trasmessa da uomo a uomo oppure ingerendo cibi o acqua contaminata. L’incubazione dura circa un mese, poi la comparsa dei primi sintomi, simili a quelli di una gastroenterite, con febbre, nausea vomito, dolori addominali e, soprattutto nei bambini, dissenteria.

Poi sopraggiunge la fase itterica (più rara nei piccoli), con un colorito giallognolo del paziente e il progressivo miglioramento dei sintomi. In alcuni casi però le cose si complicano.

Nell’ultimo mese sono stati due i bambini ricoverati in piazza Biroldi per epatite A. Nessun contatto tra loro né viaggi all’estero in zone in cui l’epatite A è endemica tra i familiari stretti.

«Ne dobbiamo dedurre che il contagio è stato autoctono, endemico, cioè avvenuto qui sul nostro territorio», spiega il primario della pediatria di Varese . Preoccupato soprattutto perché una bimba era talmente grave che è stato necessario un primo ricovero di urgenza in rianimazione al Circolo e poi il trasferimento in una struttura più specializzata a Milano.

Ai parenti e ai contatti più stretti dei malati, come sempre avviene in questi casi, è stata offerta la vaccinazione «che in ogni caso, anche a contagio già avvenuto, aiuta a smorzare la virulenza della malattia», spiega la Nieri. Attenzione quindi alla sintomatologia, facilmente confondibile con la forma gastrointestinale diffusa in questo periodo soprattutto tra i bambini.

Tanti i casi che arrivano in pronto soccorso «ma si tratta di una forma lieve che non richiede il ricovero ospedaliero», garantisce Nespoli.

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