Armadio del duce, asta deserta Nessuno l’ha comprato su eBay

Ma chi l’avrebbe mai detto: è andata deserta l’asta per l’armadio che aveva nascosto le spoglie di Benito Mussolini.

Nessuno ha voluto aggiudicarsi un oggettino così folkloristico, un cimelio così sobrio, che sarebbe diventato il vanto di qualsiasi salotto: il sarcofago improvvisato dove per undici anni – dal 1946 al 1957 – riposarono i resti mortali di quello che fu definito l’uomo della Provvidenza; dopo che il cadavere, dapprima trafugato dal cimitero di Musocco a Milano, venne recuperato dalle autorità dell’epoca e nascosto nel convento dei frati cappuccini in quel di Cerro Maggiore, che stiparono i resti nell’armadio in questione.

Incredibilmente, i compratori non hanno fatto a gara per portarsi a casa l’imperdibile pezzo di antiquariato. Non che il mobile in sé fosse particolarmente pregevole: un due ante disadorno, legname povero, aspetto acciaccato.

Il valore aggiunto era dato solo dal fatto che avesse contenuto cotanto scheletro. E siccome la base d’asta era piuttosto alta (5mila euro, roba che all’Ikea ci si arreda comodamente un bilocale), ci voleva un acquirente molto più che motivato: un nostalgico del fascismo duro e puro, ossessionato dal duce fino a sfiorare il feticismo macabro, e con qualche migliaio di euro da spendere così, sull’unghia, per portarsi a casa la chicca.

Ebbene, il candidato non s’è trovato e l’asta online su eBay, dove il mobile era stato messo in vendita lo scorso 22 maggio, si è conclusa ieri con un verdetto lapidario, quasi un epitaffio sull’intera vicenda: zero offerte. L’armadio resterà con ogni probabilità in casa della famiglia legnanese che l’ha conservato tra le mura domestiche per ben vent’anni, prima di decidere di disfarsene tramite l’agenzia “Lo vendo per te” di Busto Arsizio.

Ora si fa presto a fare dell’ironia. Dire, per esempio, che i due compratori più papabili erano in altre faccende affaccendati: Alessandra Mussolini troppo assorbita dalle sue tristemente note beghe familiari per darsi pena della bara del nonno, e Marcello Dell’Utri (qui citato esclusivamente nella sua qualità di bibliofilo e appassionato di antiquariato), preso dalla sua vacanza in Libano a tal punto da rinunciare ad arricchire la sua già ricca collezione.

Né si può puntare il dito contro la mancata pubblicizzazione: la storia, effettivamente suggestiva, dell’armadio di Mussolini all’incanto su eBay era stata ripresa dalla stampa tutta. La verità è che nessun italiano è stato disposto a pagare per avere in casa il sarcofago del duce. E questa, forse, è una buona notizia.

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