«Expo e grandi opere per ripartire? Io vi dico : puntiamo sulla cultura»

«Cultura e istruzione per far ripartire Varese: le nostre sfide devono essere quotidiane, senza pensare sempre ad Expo»

La pensa così Marcello Morandini, designer varesino di fama internazionale.

Anche a lui abbiamo chiesto se è ottimista o pessimista sulle sfide e sulle prospettive del 2015 per il rilancio di Varese (tangenziale, Pedemontana, Expo, piazza Repubblica, ospedale Del Ponte, polo universitario).

«Ottimista, per forza – ci risponde – ognuno deve reagire e non piangere. Tutte le iniziative che avete citato sono fondamentali e vanno fatte, con molte altre che sono sotto la cenere da tempo».
Per Morandini è il tempo di concretizzare: un invito che non vale solo per chi governa ma per tutta la città. «Ho partecipato all’iniziativa “Varese che vorrei” di e un paio d’anni fa avevo partecipato ad un’altra iniziativa analoga –

sottolinea il designer – Vorrei che non rimanessero solo parole, ma che suscitassero qualche riflessione concreta».
Marcello Morandini per primo è pronto a mettersi in gioco: «Vorrei fare qualcosa per trasformare Varese in una città d’arte – rivela – Ho un progetto per installare quaranta grandi opere internazionali fisse in città. Spero che questo possa contribuire a far emergere altre iniziative, per mettere in moto un circolo virtuoso concreto».
L’Expo 2015 sarà l’occasione buona? «Expo è una scusa – la risposta negativa di Morandini – Porta molte cose false e mascherate. Finita Expo, a Milano rimarrà qualche opera, ma da noi? Facciamo delle cose buone in funzione della quotidianità delle persone che hanno bisogno di stimoli, la nostra Expo è tutti i giorni».
Già, l’ottimismo non basta a mettere in secondo piano i difetti da superare: «Le racconto questa – dice Morandini – L’altroieri ero al museo del Castello di Masnago, insieme a un mio ospite di cultura russa a cui ho voluto mostrare questo nostro gioiello, e mi sono molto stupito del fatto che non ci fosse nessuna attività culturale, al di là del fatto di mettere in mostra dei restauri. Una città come Varese deve offrire di più dal punto di vista culturale. È l’amministrazione che deve dare l’input, il sindaco demandi a qualcuno la gestione culturale: sul nostro territorio c’è gente molto capace».
Per Morandini è da qui che può partire il rilancio di Varese, è questa la vera sfida del 2105: «Io opererei a 360 gradi sotto il profilo della cultura, dell’arte e dell’istruzione, per fare di Varese una città di ottime scuole – la proposta del designer – Più volte ho sollecitato che Varese, con la sua grande tradizione in questo campo, potesse diventare la sede di un’importante scuola di design, collegata ad un museo».
« Abbiamo decine di specialisti che operano in questo campo e che potrebbero essere coinvolti. Si tratterebbe un’opportunità sotto diversi punti di vista».

«Per i nostri giovani che non hanno prospettive di occupazione e così finiscono per cercarle all’estero. Ma anche per le nostre industrie, che potrebbero vedere formate delle professionalità che sono fondamentali per attività produttive che vogliono puntare sull’innovazione».
Morandini in questa idea ci crede e vorrebbe finalmente vederla concretizzata: «Ho insegnato in diverse nazioni e davvero non capisco quale possa essere l’ostacolo per una scuola di design in una città come Varese – spiega il designer – questo è un territorio fantastico, che ha tutte le potenzialità per attirare chi opera in questo settore, sfruttando la vicinanza con Milano».