«Ha ucciso Graziella per 450 euro. E Martino per non farsi scoprire»

Omicidio dei coniugi di Venegono: depositate le motivazioni dell’ergastolo al killer. Per il giudice Alessandro Lorena «era lucido e organizzato. E ha agito per soldi»

«È incredibile che una donna sia stata uccisa per impossessarsi di 450 euro, ma è la triste realtà». Lo scrive il gup di Varese nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo di , 28 anni di , che lo scorso 27 gennaio uccise nella loro abitazione di via Delle Vigne i coniugi , 80 anni, e , 74 anni. Lorena ha confessato il duplice omicidio il 29 gennaio durante un interrogatorio davanti ai carabinieri.
Il killer ha sempre detto di essere “” e di non sapere perché abbia compiuto un gesto tanto efferato.alla base della mattanza e ipotizza che Lorena abbia mentito nel ricostruire l’accaduto.

«Ha mentito su altri aspetti della vicenda – scrive il giudice nelle 26 pagine che motivano la sentenza di primo grado – come il fatto di trovarsi lì alle 15 di quel pomeriggio per incontrare la ex moglie alla quale avrebbe dovuto consegnare il denaro per il mantenimento del figlio». Lorena di aver ucciso prima Martino Ferro, nel garage dell’abitazione, colpendolo alla testa con una mazzetta. Poi di essere salito dalla moglie, che conoscendolo (Lorena è

figlio dei vicini di casa dei Ferro e ha sempre avuto un buon rapporto con le vittime) lo aveva. Dopo aver sorseggiato il caffè Lorena uccide l’anziana strangolandola con il filo elettrico di una lampada.
Il giudice però ipotizza che l’. Lorena sale a prendere un caffè dopo aver salutato Ferro, uccide la moglie dell’uomo strangolandola, quindi scende e ammazza il pensionato. «Lorena uccide quindi Graziella Campello per procurarsi del denaro, poi uccide Martino Ferro per garantirsi l’impunità». Per il giudice quest’ordine spiegherebbe anche perché Graziella Campello abbia preso un caffè senza battere ciglio con il giovane che, dopo il massacro nel box, gioco forza di sangue. Non solo, con Graziella già morta Lorena non deve nemmeno preoccuparsi del rumore del tonfo di Ferro che cade a terra dopo i primi colpi. .
Il giudice a questo punto affronta anche la di Lorena al quale è stata negata la perizia psichiatrica. «La premeditazione non è dimostrata, ma lo svolgimento dei fatti – scrive il giudice – dimostra come Lorena, non certo confuso e in preda al panico come ha sostenuto». Prova ne è per il gup che dopo il duplice omicidio Lorena si comporta normalmente: torna a casa, mangia, dorme, lava i vestiti sporchi di sangue. E ha la freddezza di portarsi via la tazzina del caffè con le sue impronte e la mazzetta utilizzata per uccidere Ferro.