«Il fiume fa paura. Pronti a fuggire»

Preoccupazione tra i residenti nella zona di Besozzo colpita dall’esondazione del Bardello a novembre. «Finché non si sgombra il letto dagli ostacoli ogni diluvio è pericoloso. E le chiuse vanno gestite meglio»

– Il fiume Bardello si teme ancora. La secca di questi giorni è la perfetta antitesi della piena del novembre 2014 a Besozzo. Fu emergenza per i residenti delle case tra la ex cartiera e l’azienda Cassani, che subirono l’esondazione del fiume. Tre famiglie dovettero abbandonare le abitazioni.
Oggi il Bardello scorre basso e forma placidi mulinelli lungo le sponde, ma nove mesi fa era un canale gonfio e fangoso che sommergeva i muretti a secco e spumeggiava in alto alle chiuse. «Furono giornate dure per noi – commentano i componenti di una delle famiglie costrette ad abbandonare la casa la notte del 17 novembre – Il fiume non solo si alzò, ma, infiltrandosi, fece letteralmente scoppiare fognatura e tombini».

Lungo via Gorini si conservano le foto di quel novembre: il fiume che lambisce i muretti e invade i cortili, la sua corsa vorticosa a sorpassare ogni ostacolo che gli si pari davanti.
All’interno della casa bifamiliare i nuovi arrivati hanno subito capito la situazione, apponendo agli ingressi di fronte fiume delle barriere mobili. «I nuovi vicini hanno già visto quello che qui può accadere: quest’anno c’è già stata un’avvisaglia». Il 13 giugno, dopo alcuni forti temporali,

il Bardello si è gonfiato e ha bussato nuovamente alle porte, come a voler dimostrare la sue potenzialità.
«Un evento che ci fa guardare con preoccupazione a questo autunno – riprendono i residenti – Questo fiume va pulito, ha un corso strutturalmente critico e l’acqua raggiunge le nostre case infiltrandosi anche dal terreno. In passato le ruspe entravano qui davanti e ripulivano il corso d’acqua da alberi e detriti. L’anno scorso ho provato a chiedere al Comune e ad altri residenti come sollevare la questione e far partire questo intervento davanti alle nostre case».
E descrivono un’amministrazione partecipe, attenta ed efficiente nei giorni dell’emergenza: «Sacchi di sabbia, protezioni e una costante attenzione del sindaco nei momenti più difficili, sono stati una bella dimostrazione da parte del Comune. Ma il problema è un altro: a monte».

Il corso del Bardello è punteggiato di piccoli ponti con pilastri poggiati nel letto del fiume e conta varie chiuse a paratie dal suo inizio, a Gavirate, fino al basso corso besozzese. Inoltre è varie volte incanalato nelle gallerie delle aziende, alcune ormai abbandonate come la ex cartiera.
I residenti non hanno dubbi che le cause delle esondazioni siano proprio queste: «Detriti e tronchi incontrano molti ostacoli e fanno da tappo. Questa zona è al centro di due passaggi coperti, intervallati da diverse paratoie: i detriti si incastrano in questi ostacoli o si fermano sotto le fabbriche, dove il fiume gonfio fa già fatica a passare. E qui, dove l’argine è più basso, esonda».
«Non capiamo perché poi, quando il fiume era già alto, le chiuse a Gavirate sono state aperte al massimo, creando un’onda di piena proprio davanti alle nostre case – concludono – Basterebbe una regolazione costante. Speriamo in un autunno senza diluvi: non resta che organizzarci prevenendo il peggio. Prepareremo il camper come l’anno scorso, pronti a lasciare le nostre case».