Il lago è ammalato d’inquinamento

L’apprensione per la situazione del lago di Varese non accenna a diminuire. La proliferazione abnorme delle alghe, causa dell’estesa macchiatura marrone delle acque del bacino, è stata sviscerata in aspetti e concause, entrambi numerosi.

Le condizioni atmosferiche che favoriscono il fenomeno, il problema dei nutrienti di natura fognaria, il grado di tossicità oggetto delle analisi costanti dell’Azienda sanitaria locale e la ciclicità di un evento che – pur clamoroso nella sua forma attuale – è tutt’altro che nuovo a queste latitudini.

Dalla denuncia, all’attenzione spasmodica, alla ricerca di soluzioni i passi non sono lunghi: lo è più arrivare ad una vera quadra e mettere in pratica le buone idee.

Ci proveranno i pescatori, quelli professionisti che ancora resistono sulle sponde e aprono bocca dall’alto dell’esperienza maturata negli anni ed arricchita giorno dopo giorno: domani si troveranno alla foce del fiume Bardello per esporre la loro verità.

Non sono i soli: interessante e qualificata è la voce di , ingegnere idraulico, esperto di tematiche ambientali e soprattutto sindaco di Cazzago Brabbia, uno dei luoghi rivieraschi – insieme alla Schiranna, Gavirate e Bardello – più colpiti dalla sovrapposizione e dalla putrefazione dei cianobatteri: «Ho deciso di mandare una lettera alla stampa per fare chiarezza su un fenomeno che si connota di un eccessivo sensazionalismo – spiega Magni – favorendo la creazione di miti e facendo perdere di vista i veri problemi». “L’affaire” lago ha una sola vera causa e cinque punti focali su cui agire: «La causa non sono altro che gli apporti delle sostanze inquinanti riversate dentro di esso. Per risanarlo occorre intervenire sia su quelle che nel tempo si sono depositate, sia su quelle che continuano ad esservi immesse».

Le direzioni verso cui orientare la barra sono invece una maggior coscienza da parte delle istituzioni, l’ascolto delle esigenze dei veri fruitori del lago che sono i pescatori, l’eliminazione degli scarichi diretti, gli interventi sui sedimenti ed una manutenzione diversa e più costante.

Le istituzioni: c’è un Osservatorio del lago di Varese istituito nel settembre del 2004 che fa capo alla Provincia. Di questo ente fanno parte anche nove sindaci dei Comuni rivieraschi, l’Università dell’Insubria, la Regione Lombardia, l’Arpa, la Soprintendenza per i Beni Archelogici, la Società per la Tutela e la Salvaguardia delle Acque del lago di Varese e lago di Comabbio, il Consorzio utenti del fiume Bardello e la Cooperativa pescatori del lago di Varese.

Un “drago” a tante teste che ha smesso di funzionare: «Sarebbe l’organo più titolato a proporre soluzioni ed interventi ma è da tempo fermo. Prima si reggeva sull’iniziativa dell’assessorato provinciale all’Ambiente, ora – con la rivoluzione in atto in questa istituzione territoriale – l’obiettivo del risanamento del lago ha smesso di essere una priorità. Ed il problema delle alghe c’è da quattro anni».

Per Magni è poi sicuramente bene ascoltare il parere dei pescatori («Come Sindaco di un paese che ha dato i natali a molti di loro, non posso che essere sensibile alle loro richieste»); ancor meglio, però, sarebbe far luce sull’esistenza di scarichi diretti: «In alcuni punti permangono casi di immissioni di acque reflue non depurate – continua – non solo provenienti da singoli insediamenti, ma addirittura da condotte fognarie».

I nutrienti responsabili della proliferazione vengono in primis da lì. Questione sedimenti: c’è ancora molto da fare. «Non è bastata l’asportazione delle acque profonde – quelle a contatto dei fanghi di fondo e quindi del tutto prive di ossigeno – allo scopo di lasciare al lago quelle superficiali, viceversa ricche di ossigeno che è l’elemento che dà la vita. Inoltre, l’inertizzazione dei fanghi di fondo (il cosiddetto Phoslock) è stata inefficacie e l’Osservatorio non ne ha dato conto: siamo fermi al 2011».

Infine, visto che ben si conosce la ciclica fioritura delle alghe – abnorme o meno a seconda degli anni – bisognerebbe provvedere a tagliarle: «In primavera, quando crescono – conclude il sindaco di Cazzago – prima che inizino a far danni. Non serve intervenire solo quando ci sono gli eventi remieri».

Già, i mondiali di canottaggio: «Che immagine avrebbe dato al mondo la provincia di Varese se il fenomeno di macchie e alghe fosse esploso durante la manifestazione?» gli fa eco , amministratore delegato della Copperativa dei pescatori, presente domani a Bardello.

Dove, tra l’altro, si analizzerà l’ultimo vero grande pasticcio che nuoce alla salute delle acque, gli scolmatori fognari: «È inutile girarci intorno: non sono più all’altezza di quanto i Comuni riversano nel lago».

Varese

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