«Io, un imprenditore senza fili» Da quattro mesi il telefono tace

Avevamo raccontato la storia di Zetta due mesi fa: nulla è cambiato. «Tutto è iniziato da una richiesta. Ora è rimpallo di responsabilità»

– Le strade sono due: o piangere o ridere. è uomo di spirito che tante ne ha viste nella sua vita di imprenditore. E non rinuncia, quindi, a quel velo di ironia indispensabile per raccontare la sua odissea con le telecomunicazioni.
Ascoltarla con orecchio terzo, però, fa salire rabbia e indignazione: prima di crisi economica, bisognerebbe parlare di crisi organizzativa, burocratica e del buon senso.
Marco Zetta e la sua Italservice Ccg, azienda attiva nella fornitura di servizi legati alla pubblicità immobiliare, hanno problemi con internet e linea telefonica ormai da quattro mesi.

Nella sede di via Carrobbio, dove lavorano quattro persone, ci sono stati momenti del recente passato in cui si è fatto a turno di fronte all’unico personal computer collegato alla rete wireless, gentilmente concessa dai vicini di ufficio. “La Provincia” aveva già fatto luce a dicembre su questa storia di ordinaria follia: tornare dopo due mesi significa riportare che poco è cambiato.
Tutto è cominciato ad ottobre 2014, quando l’azienda fece una richiesta di “downgrade

commerciale” del contratto in corso con il gestore telefonico Vodafone. Una pratica apparentemente banale, ma coincisa con l’inizio di una serie di errori inenarrabili causati, fondamentalmente, dalla mancanza di comunicazione tra le varie figure con cui l’impresa è entrata in contatto.
Alla richiesta seguirono tre giorni di totale blackout della linea che convinsero il titolare a decidere di cambiare operatore. A questo punto il decreto Bersani obbligherebbe il vecchio gestore a rilasciare la numerazione al nuovo entro trenta giorni: ne sono passati centoventi e il rilascio non è ancora avvenuto. Così Italservice Ccg ha dovuto chiedere un altro numero a Telecom, con tutte le conseguenze e i guai che ne derivano, a partire dai clienti da avvisare.
«In 42 anni di lavoro me ne sono capitate di disavventure tecniche, ma qui siamo oltre le più nefaste previsioni – affermo all’epoca Zetta – Un’attività come la nostra, che svolge servizi per gli istituti di credito, non può operare in queste condizioni». La decisione finale e inevitabile fu quella di passare alle vie legali, agendo per i danni causati, per i mancati guadagni e per inosservanza del decreto Bersani.
La legge, tuttavia, prescrive prima di passare per il Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni.
Arriviamo ad oggi: l’ente ha emesso un provvedimento – che riporta la data del 3 febbraio – in cui obbliga Vodafone a rilasciare il numero a Telecom. Tutto finito? Non esattamente, perché l’obbligo non è ancora stato ottemperato. Vodafone ha recentemente dichiarato di non aver ancora ricevuto la richiesta ufficiale dalla concorrente, mentre Telecom ribatte – in via ufficiosa – di aver già mandato l’istanza.

Nel frattempo si è registrata anche la caduta della linea fax: l’unica superstite è quella dati.
«Non so più con chi prendermela» dichiara l’imprenditore, prima di recuperare l’ironia raccontando l’ultimo, imbarazzante, capitolo: «L’altro giorno suonano alla porta dell’ufficio. Apro e mi si presentano due signori in giacca e cravatta: “Siamo della Telecom, vuole passare al nostro operatore?” Non sapevo se ridere o sbatterli fuori».
«Mi sono limitato a chiedere i loro tesserini e li ho fotocopiati: saranno parte del materiale che presenterò in tribunale».