L’uomo della storia che guardava al futuro E il genio di Mozzoni ora si svela alla città

L’architetto scomparso a 99 anni ha disposto che gli archivi professionale e privato siano esposti. Un lascito preziosissimo nella Villa delle Quaranta Colonne di Biumo. Affidato a un esecutore

Un genio figlio della storia e proiettato nel futuro: ecco il progetto più bello che l’architetto ha voluto regalare al mondo e soprattutto alla città di Varese.
Preciso, determinato e lungimirante fino al termine della sua lunghissima vita, Mozzoni ha lasciato disposizioni testamentarie che parlano chiaro: l’archivio professionale e l’archivio personale e familiare dovranno essere esposti al pubblico nell’antica dimora della famiglia Mozzoni situata sul Colle varesino di Biumo.
Il rischio che il prezioso patrimonio potesse essere disperso e trasferito, in mano a chi non l’avrebbe valorizzato, era fortissimo; per garantirne l’effettiva realizzazione Mozzoni ha nominato un esecutore di sua fiducia e disposto fondi per consentirne il compimento.
«L’esposizione sarà qui alla Villa, dove lui ha abitato fino agli ultimi giorni», rassicura l’esecutore , all’indomani del giuramento in tribunale.

La famosa Villa delle Quaranta Colonne, sorta sulle vestigia di un antico monastero dei Carmelitani e un tempo unita all’adiacente Villa Napoleonica è di fatto già una villa-tempio: qui l’architetto lavorava e riceveva i committenti e gli ospiti.
Decine e decine di enormi pannelli con progetti, bozzetti, fotografie, schizzi, acquerelli, progetti di arredo, vestono le numerose stanze, anche le più private.
«Sognava di notte, poi la mattina, scriveva e disegnava di getto, segno di un talento potentemente creativo e allo stesso tempo razionale. È stato attivo fino a quando si è spento, a 99 anni e qualcosa: pur essendo quasi cieco disegnava a memoria» dice con affetto Castiglioni, al fianco dell’architetto Mozzoni per motivi professionali, ma legato anche da un ventennale rapporto di amicizia.

La villa della famiglia Mozzoni

La villa della famiglia Mozzoni

Mozzoni, sposato con , fondatrice e presidente del Fondo Ambiente Italiano, ristruttura le proprietà più suggestive del Fai, a partire da quelle varesotte: Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno, Villa Panza, il Monastero di Torba, ma anche San Fruttuoso a Camogli, e i Castelli di Masino e di Ario. Ma i progetti più spettacolari, dall’idea alla costruzione all’arredo, di cui segue nei particolari tutte le fasi, li realizza in tutto il mondo: un ospedale in Yemen,

una libreria a Tokio, una biblioteca a Teheran, uno stabile per l’industria farmaceutica Carlo Erba in via Imbonati a Milano.
Compagno di studio dei miti dell’architettura degli anni ’30, tra cui Zanuso e Piacentini, Mozzoni coltiva un ideale di architettura razionalista vicina all’uomo, in grado di contrastare il peggioramento della qualità di vita indotto dalla globalizzazione.
Nel 1965 partecipa ad un concorso negli Emirati Arabi, arrivando tardi alla scadenza ma presentando un progetto avveniristico: una città ideale, di forma sferica, da costruire al largo della costa; una città autosufficiente, ecosostenibile, con tutti i servizi e le comodità raggiungibili a due passi, e naturalmente bellissima.
La straordinaria idea sarà un testimone raccolto più di quarant’anni dopo dai progettisti di Palm Jumeirah, l’arcipelago artificiale a forma di palma a Dubai.

Negli antichissimi volumi dell’archivio di famiglia ritroviamo i Mozzoni protagonisti di tanti capitoli di storia italiana, ritratti anche nella splendida galleria di dipinti, a partire dall’antenato che durante una battuta di caccia all’orso a Bisuschio nel 1476 salvò la vita al Duca di Milano, ottenendone in premio per sé e discendenti il privilegio di immunità dal pagamento delle tasse.

«Mozzoni era consapevole di avere vissuto dentro la storia, ma era perfettamente allineato con il futuro», dice Castiglioni.
«Ripeteva spesso: sono andato in guerra con la sciabola, sono tornato con una mitragliatrice».
Con la città di Varese aveva un rapporto speciale, molto buono ai tempi del sindaco , il quale gli aveva dato ragione sulla proposta di effettuare sondaggi per via telematica per favorire una più ampia partecipazione democratica; certamente critico quando, per scongiurare la costruzione di un albergo sul Colle di Biumo, adiacente alla Villa Napoleonica, si oppose documentando l’esistenza di un vincolo signorile posto sul terreno, che aveva scovato nelle carte settecentesche.