Notte da incubo per la “Guardia” Lui è al Veglione, i ladri a casa sua

Fausto Gambaro, numero uno delle Gev del Comune, ha avuto un’amara sorpresa. «Hanno rubato un computer, delle catenine e un orologio che volevo dare a mio figlio»

La chiamata al telefono è di routine: anche a Capodanno trovi, in chi coordina le Guardie ecologiche del Comune di Varese, la consueta e preziosa disponibilità ad aggiornare la stampa sulle vicissitudini ambientali che riguardano il territorio.
La voce che esce dall’altra parte del filo è poi quella combattiva di sempre. Con un’incrinatura: «Auguri Fausto. Volevo chiederti…». La risposta arriva, ma dopo un’amara aggiunta: «Ieri notte mi sono entrati i ladri in casa».

A raccontarlo è , coordinatore e anima di quelle Gev che ogni giorno presidiano il verde pubblico, facendo il possibile affinché il termine “Città Giardino” non diventi una formula vuota o superata.
Suo malgrado, Gambaro è uno di quegli italiani che si sono trovati a fronteggiare la peggior sorpresa possibile di un inizio d’anno: un furto nella propria abitazione, una di quelle violazioni così maledettamente comuni nell’insicurezza diffusa di questi tempi da non costituire una vera notizia, se non nell’intimo ferito e nella rabbia – necessariamente contro ignoti – di chi la subisce.

Teatro del fatto la cittadina di Castano Primo, provincia di Milano e luogo di residenza della guardia ecologica.
Che racconta: «Erano da poco passate le 2 ed ero a Cairate per festeggiare. Mia sorella è rientrata prima di me e ha scoperto la casa sottosopra: mi ha avvisato e sono tornato immediatamente, arrivando poco prima delle forze dell’ordine».
In quei momenti – e per un attimo – ti crolla il mondo addosso. Ma la sensazione peggiore arriva quando varchi finalmente la porta di ciò

che dovrebbe essere il tuo inviolabile rifugio e sei costretto, invece, a fare il bilancio di una razzia: «Mi hanno rubato, tra le altre cose, un computer, delle catenine e alcuni oggetti preziosi – spiega Fausto – Compreso un orologio d’oro cui ero molto affezionato e non solo per il suo valore economico. Non lo indossavo mai per non rovinarlo, nemmeno nelle occasioni in cui avrei potuto farlo: lo avrei volentieri lasciato ai miei figli, ora non è più possibile».
Gambaro descrive anche alcune modalità dell’effrazione: «I ladri sono entrati scardinando, forse con un cacciavite, una porta di vetro. E per un po’ di tempo hanno fatto quello che hanno voluto. Poi, probabilmente, c’è stato qualcosa che li ha disturbati: forse hanno sentito i rumori di mia sorella che rientrava. Fatto è che alcuni locali non sono stati rovistati: avrebbe potuto andare addirittura peggio».

Il seguito non è diverso da altri episodi del medesimo genere: denuncia alle forze dell’ordine, blocco della carta di credito e tante ferite da leccarsi.
Così come, purtroppo, non dissimile dal solito sarà con ogni probabilità anche l’epilogo della vicenda: «Non c’è niente da fare. Nonostante l’impegno e la gentilezza dei carabinieri, che ringrazio personalmente, recuperare il maltolto ed assicurare alla giustizia chi commette questi reati sarà impossibile. E se così non fosse – conclude amaro Gambaro – le pene sono comunque addirittura più lievi che in passato».