«Ricerca e negozi: sarà un modello»

L’assessore regionale Beccalossi disegna il futuro delle aree delocalizzate di Somma, Lonate e Ferno: «Il metodo di lavoro che coinvolge il territorio funziona: lo ha riconosciuto e adottato anche il governo»

«Non il solito centro commerciale, ne abbiamo già tanti, ma qualcosa legato alle aziende del territorio, alla nostra economia: un centro di ricerca, un chilometro rosso, un’area tax free che risponda alle proposte ammiccanti della Svizzera»: l’assessore regionale al Territorio parla con convinzione e passione del futuro delle aree delocalizzate nei Comuni di Somma Lombardo, Lonate Pozzolo e Ferno, dove sono già stati demoliti 100 immobili e altrettanti (per l’esattezza 125) saranno abbattuti l’anno prossimo.

«La Svizzera chiama i nostri imprenditori ad aprire aziende da loro e noi potremmo offrire altre chances assolutamente interessanti – dice l’assessore – Mi piacerebbe che per quelle aree ci fosse una bella iniziativa, vera risorsa per l’economia del territorio, innovativa e all’avanguardia». E ancora: «Credo si debba coinvolgere il sistema delle università, andando anche oltre i confini regionali, per un concorso di idee che ci indichi cosa sarebbe meglio programmare in quelle zone. Non un libro dei sogni,

però, né un puro esercizio accademico: idee molto concrete, realizzabili, secondo una mission molto precisa che dovremo ovviamente dare noi, istituzioni del territorio». Mentre, di sabato mattina di buon’ora, è già in auto per impegni istituzionali di lavoro, Viviana Beccalossi risponde senza reticenze alle nostre domande sul nodo delocalizzazione, che si è iniziato a sciogliere proprio grazie al suo arrivo nella giunta Maroni. Fresca di nomina, era venuta da sola, in sordina, a vedere coi propri occhi le case murate e abbandonate nei tre Comuni.

«Ho provato vergogna e imbarazzo per la pubblica amministrazione – ammette – e ho pensato che non si potevano lasciare le cose in quel modo, a maggior ragione in vista di Expo 2015. Non era un problema soltanto di Lonate, Ferno e Somma, ma di tutti noi. Non poteva essere quello il biglietto da visita per chi arrivava a Malpensa per l’evento universale». Da qui il via al cambiamento soltanto promesso dai suoi predecessori, ma mai attuato. «Mi piace ricordare che nella prima fase di demolizioni, per la quale la Regione ha già impegnato 3,9 milioni di euro, abbiamo risparmiato 100mila euro, che è sempre qualcosa, che verranno riutilizzati nella seconda fase, sempre affidata ad Aler Varese, che ha saputo eseguire al meglio i lavori, rispettando i tempi, facendoci risparmiare e impedendo, in stretta collaborazione con la prefettura, infiltrazioni malavitose per le quali c’era stato qualche allarme», annota l’assessore. Ora serve pensare al dopo: «Non è un futuro che intendo tracciare da sola, sia ben chiaro».

Il tavolo Malpensa sarà riconvocato dopo le festività «con un solo punto in agenda: il futuro di queste aree. La Regione si mette a disposizione, ma dobbiamo fare sistema, mettere in campo subito un metodo di lavoro e con i Comuni coinvolti e Sea, evidentemente interessata a quello che potrebbe sorgere a ridosso dell’aeroporto, definire la mission». La Beccalossi pensa anche a sperimentazioni e brevetti nel campo dell’inquinamento acustico (una casa delocalizzata era già stata utilizzata, anni fa, per questo). «Finora c’è stata una sintonia eccezionale tra amministrazioni locali e regionali di diverso “colore” politico, come ci hanno riconosciuto i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, che hanno messo il nostro metodo di lavoro tra le “best practice” anche per altre vicende», segnala la Beccalossi. Il futuro delle aree delocalizzate è aperto e destinato a fare scuola.