Se ne va l’angelo dei poveri «Ma io dico grazie a Varese»

Dopo sette anni, madre Maddalena lascia la mensa di via Luini. «A chi è in difficoltà dico: chiedi. La città? Resterà nel mio cuore»

– L’angelo della mensa dei poveri lascia Varese. È un volto sereno che incornicia due intensi e determinati occhi azzurri quello di madre Maddalena, suora di origine croata, che hanno imparato a conoscere bene le decine di volontari e tutti i bisognosi che si mettono in fila davanti al cancello di via Luini ad aspettare il pasto serale.
Un’opera di misericordia, certo, ma anche il ricordo di una figlia che, ha cercato non far soffrire la fame a nessuno, al contrario di quanto successo al padre.
Dopo sette anni non sarà più la superiora della casa delle suore della Riparazione di via Luini, «Sapevo che doveva arrivare questa notizia – dice madre Maddalena – Ogni tre anni il mandato finisce. Dove è opportuno si rinnova oppure si cambia destinazione. Questa notizia l’ho accolta come volontà di Dio».

Nel cuore però c’è un velo di malinconia. «Mi dispiace andare via. Mi sono trovata molto bene con le mie consorelle, con i poveri, con la città tutta, perchè mi ha dato moltissimo».
Varese non svanirà dai suoi pensieri, ma «resterà per tutta la mia vita nel mio cuore».
L’istituto di via Luini che “sforna” da decenni più di 200 pasti quotidiani e accoglie gli alunni delle elementari non chiuderà, ma a guidarlo sarà madre ,

cui madre Maddalena rivolge un unico consiglio: «Deve solo essere se stessa».
Alle decine di volontari che preparano cibo e sacchetti raccomanda «lo stesso, perchè sono angeli. Non posso dire diversamente». E ai poveri di essere «quello che sono e se hanno bisogno davvero, con un po’ di semplicità e umiltà, chiedere».
Da sempre Maddalena e le consorelle non hanno guardato a chi bussasse alla loro porta. «Se arrivano a chiedere hanno bisogno» hanno sempre detto.
La porta è sempre aperta, «non la chiudiamo mai. Finora, grazie a Dio, non ci è mai mancato il necessario. Il superfluo non lo vogliamo, al povero non serve e nemmeno a noi con loro».

Nel quotidiano impegno, «il Signore ci ha dato una mano, la città ci ha dato una mano e ogni cittadino, secondo me, ha dato una mano sia nel pensiero sia nel concreto perchè e importante accorgersi di chi ha bisogno». Dopo 25 anni trascorsi a Napoli ad occuparsi di donne maltrattate o in difficoltà, e quelli nella città Giardino, madre Vatovic andrà a Viggiù «dalle suore anziane. Andrò a fare un po’ la “nipotina”. Parto con questo pensiero: quello che farei alla mia mamma lo farò alle sorelle anziane, con tutta me stessa. Io ho ricevuto tanto, forse troppo, dai miei genitori, dal mio istituto che amo tanto e non posso fare altro che dare».
Durante la celebrazione di saluto nella basilica di San Vittore di ieri mattina don, vicario della parrocchia, ha salutato madre Maddalena e dato il benvenuto a madre Roberta, rifacendosi al brano evangelico domenicale.
«Auguriamo loro di lavorare per far crescere le cose buone che si trovano nel campo della vita di ciascuno di noi». Momento conviviale, seguito alla messa, con gli amici della Caritas parrocchiale e decanale, ha preso parte anche il prevosto, monsignorche ha voluto sottolineare l’opera delle Suore della riparazione.

«L’istituto fa un lavoro di grandissimo rilievo – ha detto il sacerdote – È una ricchezza sia per le nostre parrocchie, sia per la città. L’impegno di madre Maddalena è stato prezioso. Tanti hanno molto apprezzato la sua modalità di presenza e la capacità di lettura della situazione del territorio. Al di là della generosità e disponibilità, dietro al suo lavoro c’è una riflessione umana e spirituale notevole e questo mi pare sia passato nelle persone che hanno avuto modo di relazionarsi con lei».