Tutti i segreti del pan de mej Una tradizione tutta nostra

Il lungo ponte delle ferie pasquali quest’anno ci ha fatto trascurare una delle tradizioni bosine più sentite, la panerada, che nel calendario ambrosiano si festeggia il 23 aprile, ossia il giorno dedicato a San Giorgio.

Le vetrine delle pasticcerie cittadine per tutto il mese espongono quei deliziosi dolcetti giallo canarino profumati di fiori di sambuco che vanno sotto il nome di pan de mej e che sono fantastici da intingere nella panna (ma anche nel vino, assicurano gli anziani).Quel giorno – fino agli anni Sessanta l’usanza era ancora viva – si rinnovavano i contratti con i mandriani che risalivano verso le valli bergamasche (da qui il nome di bergamini); così i latée milanesi festeggiavano offrendo alla clientela il pane di miglio da intingere nella panèra.

Da qui il nome di pan de mej, perché erano fatti con l’antico cereale con cui dalle nostre parti si panificava in tempo di penuria di farina bianca. Nel Settecento questi pani si trasformarono in dolcetti profumati con la panigada, i fiori di sambuco secchi che si raccolgono proprio in questo periodo. Spezia nostrana per antonomasia, è andata un po’ nel dimenticatoio, ma i fiori stanno vivendo un revival fra gli estimatori del genere anche grazie alla pratica (di medievale memoria) di impastellarli a ombrelli bene aperti e friggerli, velati semplicemente da un filo di miele.

© riproduzione riservata