«Un gigante di scienza e di umanità»

Il ricordo di allievi e collaboratori: «Era sempre in testa al gruppo e sapeva mettersi in discussione». Scapini, Ramella, Limido, Ossola, Galleani e Basso tra aneddoti e flashback. «Il futuro nei suoi studi»

Enrico Arcelli eraper tutti quanti., che aveva Varese nel cuore e aveva collaborato sia con il Varese di Fascetti che con la Ignis-Mobilgirgi dei miracoli.

La sua scomparsa improvvisa ha sconvolto il mondo dello sport varesino, che ora lo ricorda commosso, a partire da , che aveva riavvicinato il Prof al Varese, coinvolgendolo nel settore giovanile: «Tante persone dicono spesso di avere il Varese nel cuore, ma il professor Arcelli dimostrava grandissimo amore per questa maglia e per questa società. Ricordo ancora quando gli proposi di collaborare con noi del settore giovanile: gli si illuminarono gli occhi, era contentissimo di poterlo fare.

Per di più ha formato tantissimi preparatori atletici come Ivan Ferraresi, nello staff di Bettinelli lo scorso anno, oppure Fabrizio Borri, che è il nuovo preparatore dei portieri. Ricordo la sua grande delicatezza, la sua gentilezza e la sua disponibilità, una persona straordinaria sono tutti i punti di vista. Era elegante, cortese. Spesso mi raccontava di quando andava a funghi al Brinzio con la sua signora: aspettava sempre il momento per andarci. Mi lascia un bellissimo ricordo, mi pregio di essere stato un suo amico».

, neo allenatore del Varese, aveva in mente di coinvolgerlo di nuovo nel mondo biancorosso, e lo ricorda con un sorriso: «Ho avuto la notizia da Ferretto Ferretti, e mi spiace perché tutta la mia carriera da calciatore l’ho fatta con lui, sia in A che in B. Lo voglio ricordare con un sorriso, memore di quelle volte che mi dava del lavativo perché quando c’era da correre mi nascondevo sugli alberi, e poi quando il gruppo passava di nuovo mi accodavo. È stato grande anche perché è stato capace nel tempo di rivedere alcune sue idee, e a volte anche di ricredersi. Avevamo pensato di reintegrarlo con noi nel Varese, purtroppo non c’è stato nemmeno il tempo per proporglielo».

Un altro di quel grande Varese di Fascetti, del casino organizzato, è : «Ho un ricordo meraviglioso del professor Arcelli: con i suoi metodi ci ha permesso di metterci in evidenza. Quel Varese fisicamente era avanti anni luce rispetto a qualsiasi altra squadra. Passavamo le stagioni gomito a gomito, ogni singolo giorno. Ci faceva faticare tantissimo, però era il nostro fratello maggiore: se qualcosa non andava bene andavamo a parlare con lui. Quindi voglio ricordarmelo così, come un uomo che sul campo ci faceva impazzire, ma poi era anche vittima dei nostri scherzi. Ha sempre avuto il nostro massimo rispetto, fu uno degli artefici di quel Varese e delle nostre carriere: perché se molti di noi hanno fatto strada, gran parte del merito è suo».

A Varese Enrico Arcelli non collaborò solo con il calcio, ma anche con i campionissimi della Pallacanestro Varese, tra cui . Lo raggiungiamo in vacanza: «Avevo parlato con sua moglie giusto una settimana fa, e lui stava bene. È stato il nostro preparatore atletico alla Mobilgirgi, ci seguiva sotto ogni aspetto. Perdo un amico che ha dato tanto a Varese e allo sport. Ai tempi ricordo che fummo i primi ad effettuare i test con la Enervit. In questo momento mi è difficile trovare le giuste parole per descrivere la grandezza di quest’uomo: me lo ricordo sempre in testa al gruppo durante la preparazione, giù al golf».
Sempre nel mondo del basket, microfono a : «Era un amico ed una persona veramente speciale. Ho collaborato con lui ai tempi della Mobilgirgi, ricordo grandi discussioni sui benefici dell’attività fisica competitiva. È stato uno studioso che ha fatto molto per lo sport, non solo per il basket. Sono senza parole».

Dal Belgio, dove si trova a preparare il Tour de France, anche ci regala il suo ritratto del professor Arcelli: «Un uomo di sport incredibile, ho avuto la fortuna di conoscerlo quando lavoravo assieme al compianto Aldo Sassi: erano molto amici. Ha dedicato tutta la sua vita alla continua ricerca della performance degli atleti. Dobbiamo essergli grati, perché lascia, oltre allo squisito ricordo della persona, anche un’eredità importante, i suoi formidabili studi. Ricerche che ci porteremo in dote per tantissimo tempo».