Varese è “diversa”. Il cervello meglio delle tette firmate

Le studentesse milanesi promuovono gli atenei esibendo decolleté “griffati” ma Roma reagisce. E punta sulla testa grazie a due creativi varesini

Ma davvero il cervello è meglio di un paio di tette?
Ammettetelo, ve lo state chiedendo un po’ tutti in questi giorni. Non c’è nulla di male a domandarselo, intendiamoci. In fondo il quesito – che di tanto in tanto diventa un’affermazione senza ammettere repliche o eccezioni – che perseguita l’uomo, da quando ha scoperto la ruota è anche questo. Cannibalizzando il dibattito, dai social, ai giornali, passando per le tv, questo atavico e irrisolvibile mistero del genere umano è tornato tremendamente in voga, oggi.

Già, da quando il Fatto Quotidiano, qualche giorno fa, ha rilanciato le studentesse della Bocconi (e non solo) che postavano sui propri profili le foto dei loro prosperosi decolleté e fondoschiena, con sopra scritto il nome della propria università, si è scatenato il pandemonio, la bufera. E al centro di questa bufera due varesini doc ci hanno navigato, come esperti lupi di mare: stiamo parlando dei creativi e .
Chiaro, loro sono le menti dietro la replica partita dalle studentesse dall’università

romana Quasar, in risposta alle colleghe del Nord. «Perché la parte più sexy di una donna deve essere per forza il seno? – si domanda Michelangelo Collitorti – Per me è la testa. Una donna senza cervello è deprimente. Per questo, assieme a Pasquale, abbiamo deciso di rispondere a tutto quel circo…»
I due creativi hanno infatti proposto alle studentesse della Quasar di scriversi in fronte il nome della propria università. «È da lì che vengono le buone idee – continua critico e perplesso Michelangelo – Non ci vendiamo come dei fenomeni, come fanno i bocconiani, che poi il solo colpo di genio che hanno è quello di farsi delle scritte sulle tette».

E infondo è palese, chiaro, lapalissiano, limpido, che la casa delle idee sia la testa. «Ero al telefono proprio con, la responsabile marketing della Quasar con cui stavo già lavorando per una campagna pubblicitaria» ci dice sorridendo Diaferia. «Affianco a me c’era Michelangelo, che in quel momento ha avuto un’illuminazione, quasi venuta fuori dal nulla: “Perché non rispondiamo a tutta questa querelle?”, mi ha detto. Da lì è partito il nostro solito ping-pong mentale, che ha portato a quello che già tutti sapete». Che poi, quello che sappiamo tutti, è che questa faccenda è una sorta di cortocircuito della realtà. Dove delle studentesse universitarie, futura testa di questo Paese, preferiscono mostrare i loro seni rispetto al loro cervello.

Moralismi a parte, spiega Diaferia che questo episodio è «il segno inconfondibile dello stato dell’Italia, dove le studentesse sono le prime a dimenticare lo scopo dei loro studi, del loro essere ogni giorno sedute in un’aula universitaria. Noi, con questa piccola ma grande mossa, abbiamo riportato il cervello al centro dell’università».
«Dai – continua ironico Pasquale Diaferia – era esageratamente triste vedere che il dibattito più virale e discusso degli ultimi giorni fosse incentrato sull’asse tette grosse-cervello piccolo. Quando dovrebbe essere proprio il contrario se una discussione nasce dall’università». Ma tant’è. Per una volta, una sola, sono stati proprio due uomini a risolvere un grande quesito tutto in rosa: meglio la testa che le tette. Chapeau a Michelangelo e Pasquale.