Gli apicoltori crescono in provincia. E resistono nonostante le difficoltà

Il settore è in espansione: nel nostro territorio ci sono circa 600 operatori, per un totale di 20mila arnie

«Apicoltori non ci si improvvisa, non fatevi tentare da facili illusioni». Questo è il monito di Guido Brianza, presidente uscente dell’associazione Produttori Apistici della Provincia di Varese, che ieri, a Mustonate, si è riunita per l’annuale assemblea. Il settore in Provincia conta circa 600 operatori (tra professionisti e hobbisti) e circa 20 mila arnie. Sempre più persone dimostrano interesse per questa attività.

«Navigando su Internet, si trovano siti e blog che incitano le persone che hanno perso il lavoro o che vogliono cambiare vita a diventare produttori apistici, promettendo facili guadagni e investimenti minimi (il costo dell’attrezzatura spazia da 1500 a 3000 euro) – dice Brianza – Attenzione però: diventare apicoltori significa affrontare difficoltà sempre più grandi. Spesso, oggi, il compito di un apicoltore è quello di tenere in vita le api prima di produrre il miele».

«Le cose non stanno andando come dovrebbero andare – continua il presidente – Le condizioni ambientali sono cambiate. L’agricoltura sta andando verso colture intensive di mais e frumento che lasciano ridotte possibilità alle api. Una volta terminata la fioritura del castagno e del tiglio, le api non sanno più dove andare, tanto più che anche il trifoglio e la melata stanno scomparendo. Di conseguenza, basta poco per far andare male il raccolto e non avere altre possibilità di guadagno fino all’anno successivo».

Senza parlare dei parassiti, una vera e propria minaccia: «a Varese il problema grosso è la varroa (un acaro che attacca le api). Speriamo non arrivino la vespa velutina (un calabrone asiatico molto aggressivo) e la timina tumida (un coleottero che attacca gli alveari)».

Se dal punto di vista ambientale si registrano criticità, c’è un dato positivo: il mercato tiene senza conoscere crisi. «Novità di quest’anno – afferma Brianza – è che il nostro Miele Varesino d’Acacia Dop sta iniziando ad entrare nella grande distribuzione. L’obiettivo è portare il prodotto anche fuori dalla nostra Provincia».

Per concludere con un bilancio: «Il 2016 è stato un anno tragico, in cui si è prodotto da 0 a 10 chili di miele per arnia – ricostruisce il presidente – Le robinie erano in fioritura, ma la pianta non dava nettare e le api erano ferme. Questo perché le temperature notturne scendevano troppo in basso e perché c’è stato troppo vento. Non basta il bel tempo, sono tanti i fattori che determinano una stagione favorevole».

Cosa si prevede per il 2017? «Presto per dirlo – conclude Brianza – Per ora siamo di fronte a temperature anomale perché troppo alte per il periodo. Speriamo di non avere un repentino ritorno del freddo. La vegetazione sta andando avanti in fretta, speriamo che non si verifichino gelate, che in questo periodo non sono da escludere. Siamo di fronte a uno scenario di incertezza totale».