Il futuro di Malpensa vola basso

Soltanto segni meno nei mesi di novembre e dicembre. Montano i timori della Fit Cisl. «La Sea? Se gestisse solo questo scalo avrebbe già fatto la voce grossa con il Governo»

– Malpensa chiude il 2014 in perdita come movimenti aerei e numero di passeggeri.
Il mese di dicembre mostra soltanto segni negativi: – 6% di movimenti aerei, decolli e atterraggi e -3% di passeggeri. Ancora peggio di novembre quando i passeggeri sono stati il – 3% rispetto all’anno precedente e i movimenti hanno raggiunto un – 4,8 %.
Dati negativi che la stessa Sea si aspettava, ma che non fanno certo piacere né tantomeno rincuorano. E ora la Fit Cisl di Varese contrattacca.

«Cosa vogliamo fare di questo aeroporto?» domanda il segretario generale della Fit Cisl dei Laghi Dario Grilanda. Una domanda non certo nuova, «ma da ripetere», incalza il sindacalista.
«Se Sea gestisse soltanto Malpensa si sarebbe già fatta sentire, avrebbe già fatto la voce grossa con il governo. Invece, avendo comunque Linate che lavora bene, può permettersi di restare in attesa. Tiene il piede in due scarpe e aspetta. Ma che cosa aspetta?».
Grilanda è

spietato: «Continuiamo ad avere un assetto aeroportuale non definito e ad affossare Malpensa». Non c’è politica che tenga né ci sono scelte industriali. Secondo Grilanda nemmeno l’intenzione del management di Sea di poter intervenire sulle tasse aeroportuali, farà la differenza. Puntare a un rincaro dei diritti di approdo e di utilizzo di Linate e a una riduzione, invece, dei costi di utilizzo di Malpensa non incentiverà le compagnie aeree ad usufruire dello scalo della brughiera a dispetto del Forlanini.
«Servono decreti», sostiene Grilanda. «Ma non decreti come quello a favore di Linate siglato dal ministro Lupi (Trasporti e Infastrutture)».
Il trasloco di airberlin da Malpensa al Forlanini con la conseguente perdita di 400mila passeggeri all’anno nello scalo che dovrebbe essere intercontinentale, è uno dei primi effetti del Decreto.
«Mi auguro che la commissione istituita dal ministro per valutare le conseguenze del Decreto non sia solo di facciata ma possa prendere posizione».
Alitalia docet e per stringere l’accordo con Etihad è diventato importante, se non fondamentale, liberare gli slot di Linate consentendo non un maggior numero di voli, ma la possibilità di volare in tutte le città d’Europa dal Forlanini. In tal modo, però, si tarpano le ali al feederaggio a Malpensa che si ritrova con un numero ridotto di voli domestici e soprattutto europei utili a portare passeggeri da imbarcare sugli intercontinentali.
L’attività intensa di easyJet che vale quasi un terzo dell’operatività di Malpensa è a se stante rispetto a un’azione di feederaggio.
«Non c’è alcun segnale di inversione di tendenza», denuncia Grilanda. «Possiamo soltanto elencare posti di lavoro persi, assenza di assunzioni e un terminal 1 in certe ore deserto, in cui si potrebbero disputare delle partite di calcio».

A cosa è servito il Primo Maggio a Malpensa, indetto dalle segreterie regionali della Lombardia? «È stato solo lettera morta», sbotta il segretario varesino della Fit.
«Quali azioni sindacali e politiche ci sono state dopo il Primo Maggio dell’anno scorso? Nessuna. Il sindacato confederale è assente, Cgil, Cisl e Uil a livello nazionale non spendono una parola per Malpensa. E chi porta la voce dei lavoratori, come il sindacato di questo territorio, non viene ascoltato». La chiosa è la solita.
«La questione Malpensa è dimenticata e l’aeroporto cerca di sopravvivere quando dovrebbe, invece, risplendere di luce propria e godere di ottima salute», puntualizza Grilanda.