Il Sistema Moda è un’eccellenza produttiva della Lombardia

La forza delle imprese del settore è quella di avere carattere familiare e un legame con il territorio

«Il sistema Moda italiano si distingue per un modello imprenditoriale di tipo familiare»: a dirlo è una ricerca dell’Osservatorio AUB sulle imprese familiari del Sistema Moda promosso da AIdAF, UniCredit e Bocconi e presentato ieri nella sede della Missoni. «Il Sistema Moda, una delle eccellenze produttive della Lombardia e del Bel Paese in generale, assume un ruolo rilevante all’interno dell’economia del Paese – spiega la ricerca – poiché rappresenta una componente primaria dell’eccellenza manifatturiera italiana insieme ai settori dell’alimentare e bevande, del mobile-arredo e dell’automazione (inclusa la meccanica) e contribuisce a diffondere l’identità produttiva italiana, la sua cultura e la tradizionale qualità del Made in Italy».

Ed una delle caratteristiche delle imprese della moda italiane è proprio quella di avere uno spiccato carattere familiare, ma anche uno stretto legame con il territorio. Imprese dove la tradizione che si coniuga perfettamente con l’innovazione di generazione in generazione: «I miei genitori – ha raccontato ieri Angela Missoni – con il loro stile hanno inventato un linguaggio. Noi oggi cerchiamo di rendere sempre moderno e attuale quello stile inconfondibile». In azienda oggi c’è la terza generazione: «La

fabbrica era in famiglia – ha continuato Angela Missoni – era in casa, sotto casa, serate a vedere come funzionano le macchine, a parlare di tessuti, modelli». Oggi Missoni è un perfetto esempio di impresa familiare che, nonostante la sua cresciuta dimensione (nella sede di Sumirago lavorano oltre 230 persone), ha mantenuto quel carattere di artigianalitá che rende unici i suoi prodotti: «Oggi c’è la tecnologia che accelera i tempi dell’innovazione» ha aggiunto Giacomo Missoni, terza generazione in azienda, ma le signore che ancora cuciono capo dopo capo a mano dimostrano che esperienza e artigianalitá fanno ancora la differenza. «Nel dna di Missoni è insito l’essere rivoluzionari – ha sottolineato Angela – dai nonni, a noi e, spero fino ai miei figli: siamo stati educati in questa direzione e non conosco altro modo di lavorare se non in famiglia».

Molte imprese varesine rispecchiano dunque i tratti disegnati dalla ricerca presentata ieri: primo, il legame storico con il territorio. Secondo l’osservatorio Aub infatti circa il 60% delle imprese familiari del Sistema Moda ha più di 25 anni e un legame molto forte con la famiglia proprietaria: circa 7 aziende su 10 di medie e grandi dimensioni sono guidate da un leader familiare e tale incidenza raggiunge l’85% nelle aziende di minori dimensioni. In queste ultime, poi, la presenza di una leadership totalmente non familiare è quasi assente. Il modello imprenditoriale familiare è dunque molto radicato nelle imprese della moda, con un forte accentramento della gestione nelle mani della famiglia. In tali aziende, infatti, il binomio famiglia-impresa sembra legarsi indissolubilmente a fattori competitivi chiave quali la componente creativa e la capacità di trasmettere l’idea imprenditoriale. La leadership collegiale sembra essere dunque in questo settore più che in altri un modello capace di integrare competenze differenti e complementari. In particolare, le aziende più grandi sono quelle che hanno appreso più efficacemente come gestire la convivenza al vertice, soprattutto tra leader giovani. E proprio questa forma ha permesso alle imprese del Sistema Moda, nonostante il calo della domanda interna, di reagire meglio alla contrazione economica che ha colpito l’intero territorio nazionale, sfruttando in misura superiore le leve della crescita per via esterna e dell’internazionalizzazione per rilanciare la propria competitività in un settore sempre più dinamico. Ricordiamo infatti che l’intero settore Moda è stato caratterizzato da un importante processo di ridimensionamento tra il 2011 e il 2014, infatti le aziende attive nel comparto tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, si sono ridotte di circa il 17%. Ma, nonostante questo calo degli operatori, nell’ultimo biennio il fatturato ha registrato una ripresa segnando un +3% (61,205 miliardi di euro) nel 2014, il 2015 si è chiuso con una performance ancora migliore +5% (64,265 miliardi).