La “casa” in Svizzera diventa un mattone. Ma una soluzione c’è

Da febbraio in Canton Ticino è in vigore la Lia che, tra i dubbi, rischia di frenare il lavoro degli artigiani. Vertice Confartigianato-Albo Imprese Artigiane a Bellinzona. E oggi in un convegno si fa chiarezza

Ci siamo: la ) dal primo febbraio è entrata in vigore. Portando con sé dubbi e incertezze per tutte le cinquemila imprese artigiane, micro e piccole imprese e agli oltre diecimila lavoratori lombardi che varcano il confine per andare a portare la loro professionalità e il loro lavoro in Svizzera. Con la nuova legge infatti il Consiglio di Stato del Canton Ticino chiede alle imprese italiane della filiera “casa” (dagli edili, agli impiantisti, idraulici ed elettrici) che operano o vogliono operare sul territorio ticinese, l’iscrizione all’Albo delle imprese artigianali: un obbligo in più, che si aggiunge a quelli già esistenti per poter lavorare in Svizzera.

Un nuovo balzello sul quale Confartigianato Imprese Varese ha già espresso la sua preoccupazione nelle scorse settimane: «La legge del Consiglio di Stato – spiega Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese – disciplina l’esercizio della professione di imprenditore nel settore artigianale introducendo, però, elementi che ostacolano la circolazione delle imprese estere in Canton Ticino in contrasto con gli accordi bilaterali tra Unione Europea e Svizzera». La preoccupazione è per tutte le imprese che già

lavorano con imprese o privati al di là del confine ma anche per quelle che intendono farlo: le norme si sono fatte più restrittive, i controlli più radicali, le richieste più mirate ma soprattutto, in questi primi giorni, permangono ancora dubbi e perplessità su molti punti. Ecco perché Confartigianato non si è fermata ad aspettare che i nodi vengano sciolti: «Grazie ai rapporti che Confartigianato Imprese Varese ha saputo costruire in questi ultimi anni, e grazie alla collaborazione con alcuni professionisti ticinesi, pochi giorni fa siamo andati a Bellinzona per un confronto esclusivo con l’Albo Imprese Artigianali introdotto dalla Legge Imprese Artigianali (Lia)» spiega Colombo. E intanto questa sera, alle ore 18 nella Sala Napoleonica del Centro Congressi Ville Ponti di Varese (dell’Area Export di Confartigianato Imprese Varese), e , consulenti della Fideconto Consulting di Lugano, insieme a professionisti esperti nei temi del lavoro e del fisco, entreranno nel merito delle complessità che fa della Legge Imprese Artigianali una preoccupazione in più per tutti quegli imprenditori che già devono assolvere ai numerosi obblighi previsti da altre normative svizzere.

La portata della nuova norma non è di poco conto, ribadisce Colombo: «Nella legge viene anche inserito l’obbligo di rispettare, da parte delle imprese, determinati requisiti professionali (l’omologazione dei titoli di specializzazione) che sono demandati all’assoluta discrezionalità di giudizio di una Commissione che, probabilmente, andrà a colpire soprattutto le imprese di più piccole dimensioni. A questo va aggiunta la sperequazione dei costi di iscrizione all’Albo, la polizza assicurativa richiesta, le sanzioni e la raccolta di circa 7 tra certificati e permessi da consegnare, poi, alle autorità ticinesi». E i soggetti interessati sono molti.

All’Albo Imprese Artigianali si devono iscrivere obbligatoriamente le imprese italiane della Filiera Casa che lavorano in Canton Ticino, ma anche quelle svizzere, così come deciso dalla Legge Imprese Artigianali in vigore dal primo febbraio 2016. «Il confronto che abbiamo avuto a Bellinzona – sottolinea Colombo – ci permetterà di dare in anteprima, agli imprenditori che varcano il confine per prestare la propria opera, risposte chiare ed efficaci. E ci permetterà di risolvere concretamente i primi dubbi che ci hanno riferito le imprese».