Malpensa come il Titanic «Scelte suicide e conti in rosso»

Masterplan ritirato e progetto della terza pista sospeso. In un incontro con il Comitato utenti, punto di riferimento delle compagnie aeree, delle società di handling, dei vettori cargo e degli utenti, è la stessa Sea a dichiarare che la terza pista è «un progetto sospeso». Sospeso, non cancellato.

La vittoria (almeno per ora) ambientalista «dipende anche dalla grave situazione economica, finanziaria e tecnica di Sea. Mancano strategie e prospettive. Serve una politica di riorganizzazione», commenta Dario Balotta, responsabile Trasporti per Legambiente Lombardia.

Balotta evidenzia i 487 milioni di debito consolidato in Sea e i bond da 300 milioni di euro «al 3,1%» collocati sul mercato dal gestore di Malpensa e Linate, con una domanda superiore al miliardo di euro.

«Un’operazione compiuta non certo perché andava tutto bene, e che non ha comunque ridotto il piano di investimenti – attacca Balotta – Sea ha acquistato Ata (piccolo scalo per piccoli aeroplani vip a Milano, ndr), ha ospitato a Malpensa i voli di Orio al Serio con più costi che vantaggi, non ha abbassato le tariffe per gli affitti e i diritti di approdo e partenza per le compagnie aeree. Servirebbe, invece, una politica low cost dentro lo scalo: piccoli investimenti sui mezzi, nell’informatizzazione, sui servizi, non il restyling milionario che si sta portando avanti al terminal 1 con la scusa di Expo: basta con l’immagine».

Tre miliardi di euro di soldi pubblici spesi per la realizzazione del terminal 1 e per i collegamenti con la nuova aerostazione non darebbero ragione del sottoutilizzo della struttura, dove è stato pure aperta una terza ala.

Balotta cita i dati di giugno, con un milione e 136mila passeggeri al T1, 615mila al T2 e 829mila a Linate: la somma degli ultimi due supera il traffico al T1. «Eppure – dice – si va avanti a investire al T1 come se niente fosse. Occorre una proposta economica innovativa e fare di questo terminal un brand che attiri tutte le compagnie aeree per la sua competitività tariffaria. Maggior qualità dei servizi e minori tariffe».

Insomma, far pagare meno i vettori così da invogliarli a utilizzare Malpensa «e rendere, invece, più cara Linate».

Senza con questo riportare in auge la terza pista. «È messa in soffitta – appunta Balotta – a meno che il presidente Sea Pietro Modiano non torni in Irlanda a prendere risorse al tasso di interesse dello 0,5%».

Il ritiro del masterplan non avrebbe effetti negativi nemmeno sull’occupazione, secondo un ex sindacalista (segretario generale regionale della Fit Cisl) quale è stato Dario Balotta: «La grande Malpensa avrebbe dovuto portare 140mila occupati, invece siamo a circa 40mila. Non sono gli investimenti a capocchia a creare posti di lavoro: basti pensare al terzo terzo, che ha solo aumentato i costi di ammortamento».

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