Open Innovation: come lasciarsi impollinare

Al Faberlab di Tradate, martedì 17 alle 20.30, si parla di come sostenere lo scambio di conoscenze e di progettualità tra imprese. In Lombardia, le microimprese che innovano sono il 35,6% del totale delle imprese attive tra i 3 e i 9 addetti.

La globalizzazione ha portato a nuove riflessioni anche sul concetto tradizionale di innovazione. Con il cambiamento dei mercati, dei modelli economici, organizzativi e di business, delle filiere e delle relazioni tra imprese si va verso l’apertura all’esterno. E gli imprenditori guardano alla Open Innovation come strumento per cercare le migliori innovazioni, e le migliori competenze, che il mercato offre al di fuori e al di là non solo delle mura aziendali ma anche della propria regione o nazione.

Parte da qui “Promuovere la Open Innovation per la crescita delle imprese”, incontro organizzato da Confartigianato Imprese Varese martedì 17, dalle ore 20.30 alle 22.30 al Faberlab di Tradate (Viale Europa 4/A), con Regione Lombardia, Confartigianato Lombardia e Finlombarda. L’obiettivo di Open Innovation è quello di sostenere lo scambio di conoscenze e di progettualità tra le aziende attraverso l’accesso alle piattaforme e a un bando per le aziende del manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi.

Angelo Gatto (servizi alle imprese di Finlombarda Spa) e Paolo Giorgetti (del Dipartimento Tecnologie Innovative del SUPSI), diranno alle imprese quali sono le attività da mettere in campo per sostenere i processi di innovazione e ricerca con il progetto Open Innovation di Regione Lombardia. Quindi come crescere e competere attraverso la collaborazione e lo sviluppo di ecosistemi di innovazione aperta.

«Mi piace pensare che, in fondo, i meccanismi di funzionamento delle nostre imprese sono di fatto paragonabili (e in parte forse ne prendono spunto) dai sistemi biologici e naturali – dice Giorgetti. Un dirigente di una multinazionale ha usato, nel descrivere le attività che stava acquistando da un team di consulenza esterno, l’espressione “impollinazione”. Secondo me l’Open Innovation è esattamente questo. Essere disposti ad aprire i petali della nostra realtà ai pollini esterni, siano essi portati da “api” (i consulenti, le università, i ricercatori…) siano essi trasportati dai venti della tecnologia e del cambiamento. E infatti solo l’impollinazione, e lo scambio di DNA, può garantire l’evoluzione e la sopravvivenza della specie».

I dati raccolti da Istat con il Censimento dell’Industria e dei Servizi evidenziano che, a fine 2011, le microimprese lombarde che innovano sono il 35,6% del totale delle imprese attive tra 3 e 9 addetti, quota più alta di 3,3 punti rispetto a quella nazionale (32,3%) che porta la nostra regione ad occupare il 5° posto della classifica delle 21 regioni e province autonome italiane. Secondo questi dati, la forma di innovazione prevalente in Lombardia è

l’innovazione organizzativa: il 17,4% delle micro imprese ha investito in nuove pratiche di gestione aziendali, nuovi metodi di organizzazione del lavoro o in nuove strategie relazionali con l’esterno. Seguono le innovazioni di prodotto (16,7%), le innovazioni nelle strategie di marketing (16,2%) e le innovazioni di processo (11,8%). L’orientamento all’innovazione delle imprese è favorito dall’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e comunicazione (Ict): tra le imprese attive con 3-9 addetti presenti nella nostra regione l’81,5% dispone di una connessione internet, quota più elevata di 4,5 punti rispetto a quella nazionale (77,0%), che porta la Lombardia a posizionarsi al 4° posto nel ranking regionale. La maggior parte delle microimprese, il 70,2%, dispone di una connessione fissa in banda larga, il 22,8% accede a internet attraverso la linea telefonica tradizionale o ISDN e il 19,6% utilizza una connessione mobile.

«Open Innovation potrà dare un maggiore valore aggiunto alle imprese – dichiara il Presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli – e su questo i piccoli imprenditori ci sono già. Sanno che la Open Innovation, infatti, può portare ad un ampliamento delle competenze aziendali, ad una maggiore solidità e ad un miglior posizionamento della propria attività anche a livello internazionale. La promozione di forme collaborative costituirà inoltre un fattore funzionale anche per politiche future indirizzate alla competitività, ponendo di fatto le basi per partnership anche di lunga durata tra imprese ed altri operatori del mondo imprenditoriale e della ricerca».