Pagamenti tra imprese: maglia nera

Nel 2014 solo una su due ha saldato alla scadenza. In Lombardia Varese è ottava per puntualità
Raddoppiati in quattro anni i ritardi gravi. Anche le pubbliche amministrazioni sono lumache

Ritardi nei pagamenti, il problema non è solo nella Pubblica Amministrazione: in provincia di Varese nel 2014 meno di un’impresa su due salda le fatture alla scadenza. Siamo tra le cenerentole in Lombardia: solo ottavi.

A rivelarlo è uno studio di Cribis D&B, società del Gruppo Crif specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese nel terzo trimestre 2014.

Ne è emerso un quadro tutt’altro che confortante: solo il 45,6% delle imprese della provincia di Varese ha saldato puntualmente le fatture ai fornitori, mentre il 45,5% ha regolato i conti con un ritardo fino a 30 giorni dai termini concordati e l’8,9% oltre i 30 giorni.

Sondrio quasi perfetta

Una performance peggiore della media regionale (46,3%), che pone Varese solo all’ottavo posto nella classifica delle province più puntuali nei pagamenti in Lombardia, guidata da Sondrio, dove più di sei imprese su dieci saldano le fatture alla scadenza, mentre è Milano il fanalino di coda con appena il 37,2% di pagamenti puntuali.

Uno scenario preoccupante, in cui si segnala anche l’evidente peggioramento dei ritardi gravi, più che raddoppiati in quattro anni nel Varesotto: sono passati dal 3,7% del 2010 all’8,9% attuale.

Dati in linea con quelli di Confartigianato Imprese, che ha recentemente condotto un’indagine proprio sul tema dei ritardi nei pagamenti: «Per il 36,6% delle imprese i tempi di pagamento si sono allungati – fa notare il presidente nazionale Giorgio Merletti – a fronte del 50% di imprenditori che non hanno rilevato cambiamenti, mentre appena il 13,9% dei creditori rileva un calo dei tempi per il saldo delle fatture».

Insomma, al problema dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione, dove per Merletti nonostante gli interventi che si sono susseguiti negli ultimi due anni «non ci siamo ancora, come non c’eravamo ad inizio 2013 quando è entrata in vigore la direttiva sui pagamenti a 30 giorni», si aggiunge quello delle fatture da saldare tra privati e privati.

Persino più eclatante, per certi versi, anche perché esploso soprattutto dopo la crisi del 2008. I numeri parlano chiaro: a fronte di un aumento del 19% dei pagamenti puntuali rispetto al 2010, i ritardi superiori ai 30 giorni sono aumentati del 216%.

Orsi: «Servono valori»

«È un problema dovuto in gran parte alla crisi – sottolinea il presidente di Cna Varese Franco Orsi – ma ormai c’è anche chi ci marcia alla grande. Anche tra i piccoli artigiani purtroppo si sta diffondendo un modus operandi non più consono né onesto, che richiederebbe un recupero dei valori morali che hanno sempre caratterizzato la nostra categoria. Spesso è una catena, chi non viene pagato si adegua e a sua volta non paga, e a volte è l’effetto di una molteplicità di scadenze ormai insopportabile, visto che c’è praticamente una tassa da pagare alla settimana e la liquidità scarseggia».

Per le piccole imprese terziste è un problema drammatico: «Pur di lavorare, devono sottostare alle forche caudine dei clienti che stabiliscono margini e tempi di pagamento» ammette Orsi. «Purtroppo è un circolo vizioso, che si trasmette dalla grande impresa a quella più piccola, deteriorando il rating aziendale nei confronti delle banche – sottolinea il presidente di Confapi Lombardia Franco Colombo – È un problema che affligge soprattutto chi ha un potere contrattuale più basso e si trova a dover dipendere da clienti che decidono il prezzo e le modalità di pagamento».

«Credo che alcuni strumenti in voga in passato, come la girata degli assegni e il contante, erano forme che permettevano in parte di sopperire a questo fenomeno».

La via d’uscita, secondo Franco Colombo, è una sola: «Servirebbe una robusta iniezione di liquidità alle imprese – sostiene il numero uno di Confapi – Se ci fossero meno insoluti, migliorerebbe il rating e anche le banche stesse ne beneficerebbero».n