Shopping tax free a Varese Per fare gola gli svizzeri

Sulle vetrine di alcuni negozi c’è un’etichetta che parla chiarissimo. «La norma c’è da tempo, ma con il caro franco i ticinesi aumentano»

– Contro la crisi i commercianti giocano la carta del “Tax Free”. Sulle vetrine dei negozi spuntano i cartelli che indicano il rimborso dell’Iva per gli stranieri: «È un incentivo al consumo».
In realtà non è una novità e non è neanche un’opportunità recente, ma sfruttare il marchio “Tax Free Shopping” sembra essere diventata l’ultima trovata del commercio cittadino. Una formula attrattiva che serve ad avvicinare i turisti che non risiedono nella comunità europea, in particolare i cugini elvetici.
Gli svizzeri che in città fanno shopping sono moltissimi e non tutti ancora sanno, ma sono in pochi, che i negozianti sono obbligati a rimborsare l’Iva, che in Italia equivale al 22% del valore della merce acquistata.

«Il meccanismo è semplicissimo – spiega Graziella Roncati Pomi di Aime e titolare del negozio Swarovski – Al momento di pagare, il cliente che risiede in Svizzera fa timbrare la fattura con il marchio “Tax Free”, che riporta l’ammontare dell’Iva. Quando arriva alla dogana commerciale italiana la fa vidimare e otterrà il rimborso dell’intero importo dell’Iva che precedentemente versato con gli acquisti».
Oppure può tornare entro tre mesi nel negozio in cui ha fatto shopping e farsi rimborsare direttamente dal negoziante.

/> «Sono due modalità equivalenti – sottolinea – Dipende dalla comodità del cliente. In un caso l’agenzia che gestisce queste transazione trattiene una piccola commissione sul rimborso, ma non si è costretti a tornare nel negozio. Se un cliente sa che invece ricapiterà in città, può provvedere al recupero dell’Iva da solo senza spese aggiuntive».
E anche ai commercianti non costa nulla. «Noi non dobbiamo fare altro che segnare le note di variazione dell’Iva che naturalmente abbiamo pagato anticipatamente».
Per usufruire dell’agevolazione applicata all’Iva però, gli svizzeri devono spendere più di 150 euro.
«Questo rappresenta quindi un ulteriore incentivo al commercio. Chi lo sa fa acquisti superiori a questa cifra e chi non lo sa, una volta informato che può recuperare il 22%, compra qualcosa in più per raggiungere l’importo sufficiente». Un’importante spinta per il commercio a cui i negozianti varesini tengono particolarmente.
«Turisti extraeuropei a parte – sottolinea – gli stranieri che arrivano dalla svizzera rappresentano una fetta importante della nostra clientela. E quasi tutti sono informati di questa opportunità».

Indicarlo in vetrina quindi, non è necessario. Ma in tempo di crisi può essere utile ribadirlo e alcuni negozi hanno iniziato ad affiggere cartelli con la bandiera Svizzera, mirati quindi ad un certo tipo di clientela, seguiti dal simbolo dello “sconto” applicato. «Anche perché se il cliente lo richiede noi siamo obbligati ad emettere la particolare fattura – aggiunge – Non è a discrezione del commerciante, siamo tutti tenuti al rimborso dell’Iva». Anche per la merce in saldo: su tutti gli acquisti superiori ai 150 euro si ha diritto all’agevolazione.
Un metodo, quello del “Tax Free Shopping”, che funziona soprattutto nei negozi di confine, come Varese e Como. E che vale ancor di più in tempi di franco forte.
«Ancora di più in quelli proprio a ridosso della dogana. Le fatture emesse con questa modalità nel punto vendita al centro commerciale Belforte sono dieci volte superiori, numericamente, a quello che emetto nel punto vendita in centro città».