Le dimissioni di Aida e il buon esempio a cui non siamo più abituati

Aida Hadzialic è una bella ragazza musulmana di 29 anni. Fino a qualche giorno fa era ministro della Pubblica Istruzione della Svezia. Un incarico prestigioso, affidato all’esponente di governo più giovane nella Storia di un Paese che l’ha accolta 25 anni fa, quando insieme ai genitori fuggì dall’inferno bosniaco. Nei giorni scorsi Hadzialic si è dimessa. La sua colpa? Non un’intercettazione compromettente, né un avviso di garanzia. No, nulla di tutto ciò. Aida è stata fermata,

a tarda sera, per un controllo alcolemico. L’etilometro è stato impietoso: 0,2. Una inezia, per noi. Un illecito, per la severa legge svedese. Il ministro aveva partecipato a un evento e brindato a champagne, poi si era messa al volante. Lei non ha avuto esitazioni. Si è scusata pubblicamente per quello che ha definito “il più grave errore della sua vita”. Ha chiarito come il suo passo indietro non avesse nulla a che fare con la fede islamica (ostile al consumo di alcol), ma fosse dettato unicamente dal buon esempio che un esponente istituzionale ha il dovere di dare. Ecco, questa è una storia a cui noi italiani difficilmente potremmo assistere. Primo, perché qui da noi la sanzione scatta dallo 0,5. Secondo, perché non si è mai visto un ministro italiano girare senza autista nè scorta. Terzo, perché per i nostri politici quello del buon esempio è un concetto piuttosto elastico. Ora, io non so se Aida fosse un bravo ministro, oppure no. So che il premier ha accettato le sue dimissioni ringraziandola per l’ottimo lavoro svolto. E so che la cronaca dell’accaduto mi trasmette l’immagine di una persona seria, corretta, piacevolmente imperfetta. Ben diversa dai tanti Marchesi del Grillo che popolano la politica nostrana.