Cuasso, trafugati resti al cimitero Una vendetta o rituali oscuri?

CUASSO AL MONTE Esoterismo, estorsione, vendetta o semplice dispetto. Queste le ipotesi investigative su cui stanno lavorando i carabinieri della stazione di Porto Ceresio. Chiamati a risolvere il mistero che si nasconde dietro il furto dell’urna con le ceneri di Vincenzo Maserati, scomparso per un incidente in bicicletta in Valganna il 2 giugno del 2006 all’età di 69 anni, dal cimitero di Cuasso al Piano, frazione di Cuasso al Monte.
Episodio raccapricciante, per l’attacco portato ai sentimenti e alla memoria di una famiglia in un luogo sacro,

e tuttora avvolto nell’ombra. Perché la sparizione dell’urna dal loculo del cimitero del paese è al momento senza un movente preciso. Poche, infatti, le certezze da cui sono partite le indagini. Prima fra tutte quella di un’azione pianificata. Probabilmente in ogni dettaglio da più di una persona. Portata avanti da ignoti nella notte tra domenica e lunedì. Ladri che sono penetrati nel camposanto dopo l’orario di chiusura, le 18, scavalcando uno dei muri di cinta. Poi, in base alle ricostruzioni investigative, si sono diretti proprio alla lapide dell’uomo. E lì, per raggiungere il loro obiettivo, non hanno esitato a compiere una serie di azioni meticolose. Hanno scardinato i sigilli che ancorano la lapide in marmo alla struttura portante dei colombari, l’hanno divelta senza però romperla, e hanno spaccato lastra di cemento che sigilla il loculo. Poi hanno estratto l’urna cineraria, portandosela via. Senza lasciare tracce. Azioni che hanno necessitato, giocoforza, di diversi strumenti. Con un particolare che, proprio in queste ore, viene analizzato dai carabinieri. Chi ha pianificato il furto sapeva, infatti, che l’uomo era stato cremato e che all’interno del loculo avrebbe trovato non una bara ma l’urna con le sue ceneri. Circostanza che se da un lato restringe il cerchio delle indagini, dall’altro non lo assottiglia abbastanza. In diversi, infatti, conoscendo le volontà dell’uomo, confermano fonti investigative, potrebbero essere stati informati del particolare. Anche per aver seguito la cerimonia funebre.
Così le indagini scattate lunedì mattina dopo la scoperta della macabra razzia, avvenuta grazie alla segnalazione di un uomo che quotidianamente si reca a far visita alle tombe dei parenti posizionate nelle vicinanze del loculo profanato, proseguono senza sosta. Perchè la famiglia colpita, che da anni gestisce il minimarket del paese, non ha alcuna ombra. Cordiali e ben voluti non hanno ricevuto minacce o avvertimenti. Nemmeno, per ora, richieste che possano giustificare un tentativo di estorsione. Eventualità comunque ancora in piedi. Così come l’azione legata a dei contorni esoterici. Alla volontà di impossessarsi proprio delle ceneri di un defunto come feticcio per qualche assurdo rituale. Circostanza che, specialmente in caso di episodi sacrileghi come questo, non può essere scartata.

b.melazzini

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