Varese stavolta ce l’ha fatta Isolino Virginia patrimonio Unesco

VARESE L’Isolino Virginia è da ieri nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, nell’ambito dei “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, 111 villaggi in sei paesi, Italia, Svizzera, Austria, Francia, Germania e Slovenia. Ritenuti i più interessanti tra i circa mille siti noti.
“E’ un risultato che ci riempie di soddisfazione – commenta il sindaco Attilio Fontana – negli ultimi anni, nonostante le difficoltà economiche, l’amministrazione comunale ha incentivato e portato avanti campagne di scavo che hanno permesso di arrivare a importanti,

nuove scoperte, come le pavimentazioni risalenti al 4800 a.C. rinvenute nel 2006, e la varie stratificazioni venute alla luce con gli scavi del 2008. Non dimentichiamo che l’Isolino è, tra tutti, il più antico abitato palafitticolo dell’arco alpino”. Le strutture risalgono infatti all’inizio del Neolitico, datate 5000 a.C. ”Ora stiamo lavorando con la Provincia per una maggiore valorizzazione e una gestione ottimale dello splendido museo a cielo aperto ” aggiunge il sindaco.
“E’ un risultato prestigioso per la città di Varese che può ora vantare ben due siti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco: il Sacro Monte e l’Isolino Virginia – spiega l’assessore alla Cultura, Simone Longhini – Con questo riconoscimento si chiude un ideale abbraccio, all’insegna della Cultura e delle bellezze paesaggistiche, che dalle nostre montagne arriva fino al lago, dando risalto alle due peculiarità del territorio varesino, cornice ideale per iniziative culturali, naturalistiche e didattiche”.

L’Isolino Virginia sul lago di Varese, dalla caratteristica forma triangolare di circa 9200 metri quadrati di superficie, si trova a pochi metri dalla riva del Comune di Biandronno e dal 1863 è uno dei siti più famosi della preistoria europea. L’isola è il più antico insediamento palafitticolo dell’Arco Alpino. Dal 1962 in seguito alla donazione da parte del Marchese Gianfelice Ponti, è proprietà del Comune di Varese.
La particolarità dell’isola sta nel fatto che pur essendo provvista di un piccolo Museo Preistorico, che dipende dal Museo Archeologico di Villa Mirabello, è essa stessa un museo, in quanto area archeologica e ambientale vincolata.

Storia e ambiente creano in questo sito un equilibrio di profonda e irripetibile bellezza. Nel XVI secolo era conosciuta come isola di S. Biagio per la presenza di una piccola chiesa dedicata a questo santo e meta di processioni dalla Schiranna. In seguito chiamata Isola Camilla, in onore della moglie del duca Antonio Litta Visconti Arese, dal 1878 porta il nome di Virginia, in omaggio alla moglie del Marchese Andrea Ponti.

Le plurime campagne di scavo nel tempo contribuiscono alla ricostruzione della storia più antica dei laghi varesini. Dall’estate del 2006, su concessione ministeriale, si è ripresa l’indagine archeologica per conto del Museo Archeologico di Villa Mirabello: lungo le rive sono stati messi in luce eccezionali strutture lignee fra le quali una porzione di “pavimentazione” risalente a 4840-4710 a.C.

Le monumentali strutture lignee neolitiche si sono eccezionalmente conservate nel tempo in quanto sommerse dalle acque del lago, dai sedimenti e dalla vegetazione che si è sovrapposta nel corso dei secoli. Circondano l’isola tanto sul lato che guarda la terraferma, quanto lungo le sponde che guardano Cazzago, sia verso Biandronno. Al termine della pluriennale campagna 2006 è stato necessario richiudere e ricoprire con precisi accorgimenti l’area indagata per conservare i legni messi in luce in occasione della ricerca archeologica, in parte datati e tuttora in studio. Si è perciò pensato di realizzare un calco che riproduce nei minimi particolari il crollo su terreno di una porzione di alzato. Si tratta di un documento unico nel suo genere per mostrare al pubblico, sempre, parte di questi eccezionali resti lignei, anche dopo che gli originali saranno coperti per essere salvaguardati o sommersi dalle acque.

Con la campagna di scavo archeologico del 2008 al centro dell’Isola si è riaperta una parte dell’area indagata negli anni ’50 del secolo scorso da Mario Bertolone. La messa in luce delle varie sezioni ha permesso di evidenziare eccezionali sequenze stratigrafiche. Vista l’eccezionalità di questi documenti “scritti nella terra” si sono scelti i punti dell’area Nord dove effettuare due strappi di sezioni per poter così portare in Museo una porzione di scavo.

L’ambito cronologico della successione stratigrafica dello strappo 1 è compreso fra un periodo posteriore a 4899 a.C. e precedente a 4590 a.C. Questo tipo di musealizzazione collega i visitatori in diretta con la dinamica delle varie attività di scavo e i risultati relativi. Le nuove e sofisticate tecnologie di cui si avvale l’archeologia per ottenere risultati scientifici sono anche la base per una corretta divulgazione e per una didattica di qualità. I due strappi sono stati presentati al pubblico il 18 aprile 2009 e ora si trovano al Museo Civico Preistorico Isolino Virginia. Nel Parco Archeologico si può visitare il Percorso didattico all’aperto e il Museo Preistorico Isolino Virginia che dipende dal Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello e fa parte del SiMArch (Sistema dei Musei Archeologici della Provincia di Varese)

s.bartolini

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