Giustizia per il micio investito E’ un reato non soccorrerlo

BUSTO ARSIZIO (a.ali.) Se vedete un branco di gatti miagolare senza ritegno attorno al tribunale di via Volturno, non c’è di che stupirsi: stanno esultando per la loro “vittoria” in Cassazione.
Dove è stato riaffermato il principio secondo cui è reato investire un gatto e impedirne le cure veterinarie. Nei giorni scorsi infatti la terza sessione penale della Suprema Corte si è opposta al proscioglimento, disposto a suo tempo dal gip del tribunale di Busto Arsizio,

di una donna che nel 2008, uscendo con l’automobile dal cortile della sua abitazione in Brianza, aveva accidentalmente investito un micio, lasciandolo morire d’agonia dopo due giorni, dopo avere impedito i soccorsi.
La Cassazione ha dato ragione alla linea del sostituto procuratore di Milano Sandro Celletti che nel settembre dello scorso anno presentò ricorso contro la decisione del Gip del tribunale di Busto Arsizio di prosciogliere la donna dalla denuncia di maltrattamento di animali, formulata in ottemperanza alle norme del nuovo Codice della Strada. Il giudice bustocco aveva sentenziato che “il fatto non sussiste” con la motivazione secondo cui, in assenza di sevizie, «il comportamento omissivo dell’imputata, concretatosi nel rifiuto di trasportare o lasciar trasportare l’animale da un veterinario, non integra la fattispecie criminosa ascrittale».
Per la Cassazione però va considerato «l’elemento psicologico del reato» per verificare se l’omissione di soccorso è configurabile come reato: per accertarlo, gli atti sono stati ritrasmessi al pubblico ministero che dovrà riformulare l’ipotesi di reato di fronte al Gip. Un caso “bustocco” che potrebbe fare scuola e che farà festeggiare i gatti attorno al Tribunale.

s.bartolini

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