Caso Uva, Manconi choc “Uva violentato in caserma”

VARESE Quale sarà la terribile verità di cui parla l’avvocato Fabio Anselmo, riferendosi all’esito degli esami medici sul cadavere di Giuseppe Uva? Il legale di parte civile ha lanciato l’interrogativo all’indomani del deposito della cosiddetta superperizia disposta dal giudice Orazio Muscato, nella quale in buona sostanza si chiede un supplemento di indagine, con la riesumazione della salma al fine di determinare le cause della morte. Che non sarebbe dovuta ai farmaci che gli sono stati somministrati in ospedale, come sostiene la procura di Varese, a meno di allergie che dovranno essere accertate. Un esito che, se fosse confermato, scagionerebbe l’unico imputato di questo procedimento, lo psichiatra che lo accolse in reparto per il trattamento sanitario obbligatorio, il dottor Carlo Fraticelli.

Dunque Anselmo, legale di Lucia Uva, sorella dell’artigiano morto il 14 giugno del 2008, lancia un interrogativo, dicendosi certo che i nuovi esami confermeranno le peggiori paure dei familiari. Ma non dice quali siano. Si sa che i familiari ritengono che in caserma in via Saffi il povero Giuseppe sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti ed abusi. Ora, Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia dal 2006 al 2008, raccoglie e rilancia: sul sito da lui diretto innocentievasioni.net è comparso un editoriale dal titolo eloquente: «Si può escludere che Giuseppe Uva abbia subito violenza sessuale?».

Non è una provocazione. «Il fatto nuovo più importante che emerge da questa relazione è l’analisi dei pantaloni che Uva indossava al momento del decesso – si legge nell’editoriale – Questo reperto era stato consegnato immediatamente dai familiari di Uva, perché subito era parso loro evidente come quelle macchie rossastre estese su tutto il cavallo e sul retro e in altre zone dei pantaloni andassero spiegate. Per tre anni e quattro mesi non è stato possibile analizzare questa prova. Adesso, finalmente, si ha la certezza che quelle macchie sono di sangue. Ma c’è di più: i periti, nella loro relazione, scrivono di altre tracce rilevate sui pantaloni, che dovranno essere campionate e analizzate. Si parla di “matrici biologiche” oltre al sangue: “sperma, urine, feci”». Non vuole dire che è stato trovato sperma: vuole dire che comunque i periti vogliono cercarlo.

Dalla procura nessun commento. Eppure lo stesso pm Agostino Abate lo scorso 20 settembre aveva detto in udienza di «dare per scontato che quelle macchie fossero di natura ematica». E l’infermiere che ripulì il cadavere, Giovanni Puddu, interrogato, ha affermato «di non avere notato macchie di sangue né altro nella zona posteriore». Insomma, il particolare non era sfuggito alla procura. Che pure aveva da subito ipotizzato maltrattamenti in caserma: senza trovare alcun riscontro oggettivo.
Franco Tonghini

e.marletta

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