L’amico di Uva minacciato “Qualcuno mi vuole morto”

VARESE L’incarico ai nuovi periti per eseguire esami di natura genetica sui resti di Giuseppe Uva, così come quello per la riesumazione del cadavere, è stato affidato ieri mattina in tribunale dal giudice Orazio Muscato.

Ma la novità è un’altra: la notizia è il nuovo esposto presentato dall’amico che era con Uva la sera prima che morisse e che con lui venne fermato dai carabinieri in via Dandolo. Fu lui a chiamare il 118 mentre era con Uva nella caserma di via Saffi, ma in un’altra stanza, e fu lui che dopo la sua morte scrisse una memoria, ora agli atti, per denunciare maltrattamenti proprio su Uva.

 

Alberto Biggiogero ora ha paura e chiede protezione all’autorità giudiziaria: questo il contenuto del nuovo esposto depositato ieri dal suo avvocato, Stefano Bruno. «È terrorizzato – spiega il legale – perché in questi anni ha ricevuto una serie di telefonate minatorie, e ora ha subito anche una strana incursione nella casa dove vive con i suoi genitori anziani, nella notte tra venerdì e sabato scorso. Aveva pensato ad un furto, ma ha verificato che non è stato portato via nulla: semplicemente qualcuno ha messo tutto sottosopra, rompendo mobili e addirittura il bagno. Un vero e proprio atto di vandalismo, che non si può non mettere in relazione con quelle telefonate, arrivate sul suo cellulare dopo avere parlato dei maltrattamenti in caserma ed essere apparso in tv alle Iene per ribadirle».

Messaggi inequivocabili, dice Bruno: «Gli dicono di guardarsi le spalle, che viene bene in video, e che gli faranno fare la fine del suo amico. Finora non ci aveva fatto caso, ma dopo l’incursione notturna riteniamo che qualcuno stia facendo sul serio. E quindi è giusto portare all’attenzione della procura questi fatti e chiedere protezione».

Un fatto nuovo che dà la misura del clima che aleggia su questo processo, proprio quando si sta arrivando ad un accertamento che si spera definitivo, con la riesumazione del cadavere dal cimitero di Caravate, e l’incarico ai nuovi periti, Adriano Tagliabracci, dell’Università di Ancona, e Maurizio Clemente, dell’Università di Padova, che si affiancano ai tre (ieri vi era il solo De Mori in udienza), che dovranno redigere la relazione finale. Ai nuovi i giudice Muscato ha affidato diversi compiti: di esaminare gli indumenti indossati da Uva al momento dell’arrivo in ospedale e di identificare natura ed eventuali matrici biologiche delle famose macchie (feci, sangue, urine, sperma?) per accertare se siano animali o umane, a chi appartenga il relativo profilo genetico, e di specificare da quali regioni del corpo provengano.

E poi: eseguire esami genetici sui campioni di sangue di Uva per delineare l’assetto polimorfico dei geni che codificano alcuni tipi di enzimi al fine di valutare se questi siano idonei a influenzare il metabolismo corporeo e di valutare ulteriori variazioni genetiche influenzabili farmaci assunti oltreché dall’alcol: quest’ultimo punto vuole dire in pratica accertare se Uva fosse allergico a quei farmaci. Il suo corpo sarà riesumato e sottoposto a Tac, che sarà eseguita all’ospedale di Busto Arsizio.

e.marletta

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