Sea, lo sciopero è deciso «Da Milano soltanto bugie»

MALPENSA «Ci hanno imbrogliato, ci hanno detto solo bugie. È insopportabile», sbotta Rocco Ungaro.
Il segretario generale della Filt Cgil della Lombardia punta il dito contro l’amministrazione Pisapia e, insieme a Fit Cisl e Uiltrasporti ribadisce le ragioni dello sciopero di 24 ore indetto in Sea per il 22 giugno contro la vendita di altre quote (50,01%) della società di gestione aeroportuale «a qualsiasi condizione».
È proprio questo il punto che le organizzazioni sindacali rigettano con forza.

«Esistono altre strade più vantaggiose, come la quotazione in Borsa». Questo il percorso messo nero su bianco dai rappresentanti dei lavoratori e dai vertici Sea negli accordi dell’anno scorso.
Accordi con cui è stata salvaguardata l’occupazione attraverso la cassa integrazione e una riorganizzazione del lavoro (ma senza alcun esubero) ed è stata mantenuta l’unicità aziendale (Spa ed Handling). Carta straccia. «Ci avevano detto che la prima vendita di quote era per non sforare il patto di stabilità e che gli accordi tra Sea e sindacato sarebbero stati mantenuti. Hanno anche giurato davanti al popolo milanese, con una delibera di consiglio comunale, che non avrebbero mai venduto un’altra parte di Sea», denuncia a voce alta Ungaro. «Pisapia e il suo governo si sono impegnati davanti al Consiglio a non scendere sotto il 51%: questa è la politica, uguale a quella di prima».
Al Comune rimarrebbe il 19% «senza alcun valore di mercato», rimarca il sindacato che invece pensa al contratto di programma già siglato dal premier Mario Monti che consentirà l’aumento delle tariffe aeroportuali (quanto paga una compagnia aerea per decollare e atterrare a Malpensa) e dunque porterà più utili, stimabili in 90 milioni di euro a partire già dal 2012. La quotazione in piazza Affari con il 35%, porterebbe 350- 400 milioni di euro e le azioni restanti «consentirebbero al Comune di avere una riserva da usare in situazioni realmente emergenziali».
Chi acquista sarebbe vincolato da una golden share? «Chi dovesse trovarsi con l’80% di quote Sea, non si occuperà certo delle richieste del sindacato», annota Dario Grilanda, segretario generale della Fit Cisl di Varese. «E mettere nel bando un vincolo “pesante”, vorrebbe dire vendere a meno». Dunque si torna al rifiuto di vendere a qualsiasi condizione. Si teme per la garanzia occupazionale di cinquemila lavoratori e per l’unicità aziendale. «Oggi Sea è una società in utile. La scelta di separare l’handling dal gestore (spa) sarebbe motivata solo dal massimizzare ancora di più gli utili. E gli effetti – denuncia il sindacato – darebbero un’ulteriore precarietà del lavoro in una città (e in un territorio, aggiungono da Varese) che non ne ha bisogno». Si chiama in causa la Regione. Le scelte di Sea impattano sul territorio lombardo. «Con questa scelta si decide di lasciare ad altri il destino o peggio il declino di Malpensa».
Dunque il 22 sarà sciopero. Contro una scelta che, sintetizza Ungaro, «darà l’azienda in mano a padroni, non a cittadini».

s.bartolini

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